Rifiuti tossici e percolato sono i nemici dell’agricoltura in Campania: i primi interrati e fatti scomparire dal traffico illecito di scorie e al terreno residui industriali, il secondo prodotto maleodorante e pericoloso della decomposizione dei rifiuti. Si amalgamano e si sciolgono nelle falde acquifere, avvelenando campi e pozzi.Alle dichiarazioni dei pentiti di camorra e alle inchieste della magistratura sono seguite le attività del Corpo Forestale dello Stato che ha scavato nei campi coltivati a ortaggi e lì ha trovato le sostanze più pericolose provenienti da industrie del Nord Italia come da quelle locali. Negli ultimi mesi sono stati sequestrati quattro campi contaminati da sostanze cancerogene, tra il Napoletano e il Casertano, l’area più maltrattata e violentata. Dalla discarica Resit, nel giuglianese, gestita da un prestanome dei casalesi, oltre 57mila tonnellate di percolato, formatosi negli anni dalla decomposizione di 806.590 tonnellate di rifiuti stipati in invasi non impermeabilizzati, sarebbero finite nel sottosuolo e poi nelle falde acquifere, in una zona dove l’agricoltura è ancora ampiamente praticamente, unica fonte di reddito per i locali. I magistrati puntano il dito anche contro alcuni agricoltori che sapevano, e che anzi avevano affittato i loro terreni «per accogliere codesti veleni», si legge in un’informativa della Dia. Il riferimento è all’ennesimo ritrovamento di rifiuti tossici in diversi campi coltivati.Ad avvelenare terra e acque e persone non sono però solo la camorra e industriali malfattori. Durante la grande emergenza spazzatura del 2008 lo smaltimento di rifiuti tossici mescolati alla spazzatura normale è stato reso possibile grazie ad un decreto legge della presidenza del Consiglio, premier Silvio Berlusconi. Lo smaltimento di rifiuti tossici insieme ai rifiuti domestici è stato reso possibile grazie ad alcune norme del 2008. Con tale decreto la presidenza del Consiglio, in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie, autorizza lo smaltimento nelle nuove discariche, previste appunto per tamponare l’emergenza, anche dei rifiuti pericolosi. La discarica di Ferrandelle-Santa Maria la Fossa è destinata ad accogliere la maggior parte dei rifiuti. Proprio nel più grande centro di produzione agricola della Campania.