La scalinata di Trinità dei Monti - IMAGOECONOMICA

Non piace, alla Corte dei Conti parigina, la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi a Roma, compresa Trinità dei Monti, che – secondo i magistrati contabili d’oltralpe, che l’hanno scritto in un loro rapporto – sarebbe segnata da decisioni “opache” e “derive”. E non piace così tanto, che la Corte ne vorrebbe avocare la proprietà alla Francia. E il rapporto si focalizza proprio su Trinità dei Monti e la sua famosa scalinata (costruita fra il 1723 e il 1725 e portata a termine con le risorse del diplomatico francese Etienne Gueffier, ventimila scudi dell'epoca).

Il patrimonio "immobiliare e spirituale" francese a Roma (appunto cinque chiese francofone e tredici immobili nel centro storico, compresa Villa Medici) sia amministrato dai Pieux établissements de la France a Rome, un’istituzione sotto l'autorità dell'ambasciata di Francia presso la Santa Sede. E secondo il rapporto dei magistrati contabili francesi, "è necessaria la conferma del loro status giuridico".

Passo indietro. L'affidamento delle cinque chiese di Roma all'istituzione francese rientra negli accordi internazionali bilaterali tra Francia e Santa Sede. Che a loro volta derivano da una decisione di papa Pio VI nel 1790, quando incaricò il cardinale De Bernis, ambasciatore francese presso la Santa Sede, di raggruppare gli edifici religiosi a Roma e porli sotto la sua tutela.

Poi, durante il fascismo, ai rappresentanti dell'ambasciata francese presso il Vaticano fu chiesto di riconsegnare i beni dei Pieux établissements e la Villa Medici. All'ambasciatore di Francia e al suo consigliere venne vietato di lasciare il Vaticano, dove si rifugiarono dopo il 1940 per evitare l'espulsione del corpo diplomatico, che toccò invece ai loro colleghi dell'ambasciata francese in Italia.