Hanno già in mano la lettera per l’assegnazione di un alloggio popolare ma per 640 famiglie a Milano l’incubo si presenta ogni notte. Due o tre giorni dagli amici, poi ci sono i parenti. Nella peggiore delle ipotesi – ma è la realtà per 400 famiglie – c’è sempre l’auto dove arrangiarsi e, per lavarsi, le docce pubbliche e i servizi igienici dei bar. E così si organizzano. Perché a Milano ci possono essere tanti luoghi «non luoghi». Dove vivere indisturbati in attesa di quattro mura.«Sono famiglie, anche con bambini piccoli, che hanno già un foglio di assegnazione per un alloggio popolare – spiega Leo Spinelli, segretario generale del sindacato inquilini Sicet Milano – costrette a vivere dove capita, giorno dopo giorno, in attesa di una casa». Milano vive una drammatica emergenza abitativa «che non si registrava da oltre vent’anni», puntualizza il sindacalista. Ogni giorno in città si registrano dai 6 agli 8 sfratti, di cui l’80% per questioni di morosità. Padri di famiglia, ma spesso anche persone anziane e malate, che non sono più in grado di pagare l’affitto. A Milano ci sono 7.911 case “lastrate”. Alloggi Aler (l’azienda lombarda di edilizia residenziale che gestisce gli immobili popolari) chiusi e sigillati contro l’occupazione illegale. Si tratta di appartamenti spesso in condizioni fatiscenti che devono essere ristrutturati. Ma mancano i soldi. L’azienda regionale lombarda (che a Milano gestisce 70mila alloggi) ha un bilancio in rosso di 80 milioni e un indebitamento bancario per 350. E così anche chi ha diritto a una casa, come le 640 famiglie che oggi non sanno dove vivere, sono costrette ad arrangiarsi in attesa di tempi migliori. Il futuro non è roseo, ma soprattutto, una soluzione alla emergenza abitativa che ha duramente colpito il capoluogo lombardo non sembra essere così vicina. «Anche l’opposizione, nella precedente giunta Formigoni – ammette Lucia Castellano, consigliere regionale, capogruppo del Patto civico di centrosinistra e già assessore comunale alla Casa – ha fatto poco fronte compatto nel contrastare il Leviatano che era Aler Regione». A Milano si contano 20mila famiglie in attesa di una casa popolare, 4.500 alloggi pubblici occupati illegalmente (in alcuni quartieri esiste un vero e proprio racket della casa sfitta) e decine e decine di accampamenti e baraccopoli, abitati da rom e sinti. A questi si aggiungo i senzatetto (2.500 quelli ufficialmente censiti, con un sommerso di oltre 13mila persone invisibili).