La premier Giorgia Meloni - Fotogramma
Si accelera sull’autonomia differenziata e ora la maggioranza, spinta da Fdi, prova a procedere spedita anche verso un’intesa sui correttivi al premierato. La Lega incassa l’approdo del ddl Calderoli in aula al Senato già il 16 gennaio, con gli alleati che senza esitazioni bocciano la proposta delle opposizioni di rinviare il ddl-Calderoli e portare avanti l'esame del disegno di legge costituzionale che ha raccolto 100mila firma di cittadini per modificare gli articoli 116 e 117 della Costituzione. Passano poche ore e viene convocato un vertice di maggioranza in Senato sulla riforma del premierato con i ministri competenti - Ciriani e Casellati - e i capigruppo. L'incontro è mirato alla predisposizione di emendamenti che vanno presentati in commissione Affari costituzionali entro il 29 gennaio. Un secondo vertice di maggioranza, riguardante l'Autonomia differenziata, si terrà martedì, proprio il giorno in cui, come detto, il ddl Calderoli approda in aula. Su questo provvedimento il termine per gli emendamenti scadeva ieri sera.
Le tante audizioni, una cinquantina (l’ultima, forse la più lunga, del professore Sabino Cassese) hanno evidenziato vari punti di criticità nella riforma costituzionale. I giuristi auditi per metà circa hanno bocciato l’intera riforma, denunciando uno stravolgimento della Costituzione con una proposta incompatibile con l’attuale impianto ispirato alla democrazia parlamentare costituzionale, mentre un’altra metà ha segnalato, pur ritenendo compatibile la proposta dell’elezione diretta del premier, alcuni correttivi significativi da adottare. Nel gruppo di Fratelli d’Italia al Senato serpeggia un certo malumore, anche in esponenti molto autorevoli (lo stesso presidente Ignazio La Russa se ne era fatto interprete) per le troppe trattative che hanno reso il testo alla fine poco coerente, sommerso ora da troppe critiche. La Lega che aveva spinto molto per la previsione del premier “di riserva”, in caso di sfiducia del premier eletto, ha dovuto verificare che gli stessi giuristi indicati dal Carroccio in Commissione hanno avanzato le loro perplessità. Il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni, di Fdi, proporrà che gli emendamenti siano avanzati solo dal relatore, dal governo, o da tutti i capigruppo di maggioranza e non dai singoli partiti. Si va quindi verso un rafforzamento della proposta, col il più che probabile accoglimento delle obiezioni più forti e diffuse venute dai giuristi non ostili al premierato. La prima è, appunto, l’eliminazione - data per molto probabile - della figura del secondo premier che nel testo attuale beneficia paradossalmente di un sostanziale potere di scioglimento delle Camere, in caso di sfiducia, negato al premier eletto. Ma si pensa anche a una soglia minima per far scattare il premio di maggioranza, attualmente fissato al 55%. Anzi il premio potrebbe saltare del tutto, per far spazio a un principio, che la legge elettorale dovrà rispettare, e cioè la garanzia di una maggioranza per il premier eletto nella legge elettorale. Ma potrebbe anche saltare del tutto la fiducia del Parlamento al premier eletto. Potrebbe bastare, come sostengono alcuni giuristi, la fiducia popolare, e in caso di sfiducia - se salta il premier di riserva - si dovrebbe quindi tornare direttamente al voto. Si ragiona anche sull’ipotesi di mettere un tetto ai mandati consecutivi da premier, su cui Meloni ha già dato il via libera.
Su queste basi la maggioranza punta a ottenere dal Senato il primo “sì” alla riforma prima delle Europee, mentre la Lega incasserebbe il sì al ddl Calderoli. «È del tutto evidente la forzatura che la maggioranza sta facendo a Palazzo Madama e lo scambio tra Lega e Fdi sull'autonomia differenziata e premierato. In barba ai regolamenti e imponendo la forza dei numeri», lamenta il capogruppo del Pd Francesco Boccia che definisce «una porcheria» il ddl-Calderoli. Ma per il presidente della Commissione Baldoni «si sta agendo nel pieno rispetto della Costituzione su entrambi i progetti. Anzi - rivendica - è la sinistra che sull’autonomia differenziata aveva avviato una trattativa diretta, piuttosto opaca, con le singole Regioni. Mentre noi ci stiamo occupando dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni previsti dall’articolo 120 della Costituzione, in modo che anche altre Regioni, se vorranno aggiungersi, dovranno rispettare parametri uguali per tutti, da Bolzano alla Sicilia».