«Pensiamo che al di sotto la piana di Sulmona, tra questo centro e Popoli, esista una faglia lunga circa 20 km. Se è così e se è vero che non si è mai verificato un grande terremoto in questa zona, è possibile che la faglia sia ad uno stadio avanzato di “caricamento”». Gianluca Valensise centellina le parole. Nell’aprile del 2009 il dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia studiava già la valle Peligna: all’Aquila si scavava tra le macerie ma il Big One era atteso qui, tra la Maiella e il Sirente.
Perché questa zona è a rischio terremoto?La pericolosità sismica di un’area dipende dal "modello" che si applica e che tiene conto di parametri complessi. Fino ad oggi i modelli più comunemente utilizzati dalla comunità scientifica sono "senza memoria": permettono di definire una pericolosità indipendente dal fattore tempo. Ovvero: siamo in grado di dire se la piana di Sulmona è pericolosa, e se è più o meno pericolosa di altre zone, ma non possiamo dire se il sisma avverrà domani o tra mille anni.
Perché un potenziale terremoto qui fa paura?Un terremoto sugli Appennini fa sempre paura, come dimostra il caso del Pollino e anche quello dell’Emilia, per non dire dell’Aquila, anche se questa catena montuosa è frastagliata, "rotta" in più punti, il che, quanto meno, limita le dimensioni del più forte terremoto che può avvenire e nel contempo implica un’attenuazione delle onde sismiche più forte di quella che non si avrebbe in altre aree del mondo dove la crosta è più rigida. Ne è una prova che il terremoto calabrese di due settimane fa non è stato avvertito, ad esempio, a Napoli. Nel caso di Sulmona siamo in presenza di una faglia più attiva di quelle dell’area aquilana, che conosciamo poco ma che è considerata altrettanto pericolosa secondo la modellistica corrente. Come peraltro sono considerate pericolose le faglie del Pollino, dell’Umbria, della Calabria e di altre zone.
Cosa rende Sulmona più inquietante?Il fattore tempo. Mentre nell’Aquilano e nella Marsica negli ultimi secoli si sono verificati dei terremoti importanti, nella valle Peligna non esistono fonti storiche su eventi analoghi negli ultimi mille anni.
Un sisma violento è probabile?La pericolosità si esprime come probabilità che in un dato luogo in un dato intervallo di tempo, ad esempio 50 anni, si verifichi uno scuotimento del suolo di un certo livello, che può essere causato indifferentemente da un forte terremoto lontano o da uno più piccolo ma vicino. Questo non ha nulla a che vedere con le dimensioni attese di un sisma. Le variabili in gioco sono molte e solo in parte interdipendenti. Del terremoto emiliano sapevamo che era possibile un evento tellurico con una magnitudo relativamente elevata, fino a 6.0, ma sapevamo che si trattava di un evento raro. La storia conferma questa rarità, che ha fatalmente portato a sottovalutare la pericolosità.
Cosa può avvenire tra Popoli e Sulmona?Sappiamo che in quella zona corre una faglia di venti chilometri e che non si è mai verificato un terremoto di elevata intensità, quindi è possibile che la faglia si stia caricando. Sappiamo che l’area è pericolosa e che la magnitudo potrebbe essere anche di 6.5, perché questo valore è proporzionale alle dimensioni della faglia, che in questo caso sono ragguardevoli. Non abbiamo contezza della tempistica. In base alle conoscenze scientifiche non possiamo fare previsioni. Esistono delle testimonianze storiche che parlano di importanti danni ai castelli a sud dell’Aquila in seguito a un terremoto nel 1315: se si potesse imputare a questa faglia potremmo stare tranquilli, perché la sismologia ci dice che nel nostro Appennino settecento anni sono pochi perché una grande faglia si ricarichi del tutto; ma se il terremoto fosse stato causato da un’altra faglia, magari nella Marsica o nella bassa Valle dell’Aterno, significherebbe che in questo momento la faglia peligna si sta ancora caricando.