martedì 14 maggio 2024
La famiglia di Andrea Papi continua a chiedere giustizia. A dicembre si è pronunciato il Tar di Trento, sospendendo di fatto il giudizio e passando la palla alla Corte di giustizia europea.
L'orsa JJ4 in una foto di archivio del luglio 2020

L'orsa JJ4 in una foto di archivio del luglio 2020 - Ansa

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Alla fine non verrà abbattuta, ma probabilmente trasferita nella Foresta Nera. Dovrebbe, salvo sorprese dell'ultima ora, essere scritto così il finale dell’orsa Jj4 che il 5 aprile 2023 uccise il 26enne Andrea Papi mentre faceva jogging nei boschi del Trentino. L’animale, insieme a un altro esemplare – M49 –, è al momento rinchiuso nell’area del centro di recupero fauna alpina Casteller. Secondo il veterinario consulente del Lav, l’associazione ambientalista che si sta battendo per il trasferimento di JJ4, l’orsa si trova in uno stato di «stress cronico» per l’inadeguatezza del posto. La valutazione si basa sull’analisi di sette bollettini medici dei veterinari che assistono i due animali. «Le condizioni del Casteller sono pertanto punitive e penalizzanti per gli orsi confinati nella struttura» ha spiegato il consulente, come riportato sul sito del Lav. Per sapere quale sarà l’effettivo destino di JJ4 bisogna aspettare il 30 maggio, quando ci sarà l’udienza sulla richiesta di trasferimento fatta dall’associazione in un rifugio in Romania. Ma Roberto Failoni, assessore provinciale alle Foreste e alla Caccia e Pesca, ha anticipato al Corriere del Trentino che JJ4 verrà trasferita «entro l’autunno». Cambierebbe il luogo: non in Romania, ma nel Parco alternativo di Worbis, in Germania appunto.

Le polemiche infinite

La tragedia della morte di Andrea ha dato inizio a un braccio di ferro tra l'amministrazione provinciale e le associazioni animaliste, portando a dure prese di posizioni nel corso dei mesi. L'orsa, nata nel 2006 da due dei capostipiti del progetto "Life Ursus" per la tutela della popolazione di orso bruno sul Brenta, era nota per una precedente aggressione, avvenuta nel giugno del 2020, e per un falso attacco ai danni di due operatori del corpo forestale trentino.

Quel 5 aprile 2023 Andrea Papi era uscito di casa nel pomeriggio per andare a correre in montagna. Alle 17 ha inviato un messaggio alla madre, dicendole dove si trovava. Il corpo di Andrea è stato ritrovato il giorno successivo in Val di Sole. L’autopsia ha poi confermato che è morto a seguito dell’aggressione di un orso. A quel punto il presidente della Provincia Maurizio Fugatti aveva firmato un'ordinanza di abbattimento per «incolumità e sicurezza pubblica». Ma è stata poi sospesa dal Consiglio di Stato su ricorso delle associazioni animaliste Oipa ed Enpa. Per i giudici il provvedimento per l'abbattimento era «sproporzionato e non coerente con le normative sovrannazionali e nazionali che impongono l'adeguata valutazione di misure intermedie». A dicembre si è pronunciato il Tar di Trento, sospendendo di fatto il giudizio e passando la palla alla Corte di giustizia europea.

Un mese fa il ricordo di Andrea

Lo scorso 5 aprile, nel primo anniversario dalla morte di Andrea, la comunità di Caldes lo ha ricordato con una messa e una fiaccolata. È intervenuto il papà del ragazzo: «Per noi, tra cattiverie riportate sui social e calunnie immotivate, è una via crucis continua. Ora non chiediamo solo che sia fatta giustizia, ma la pretendiamo». L’uomo ha anche chiarito la posizione: «Noi non siamo contro gli orsi, ma contro chi ha promosso il loro inserimento in un territorio fortemente antropizzato come il nostro, senza informare adeguatamente la popolazione sulla loro pericolosità. La gente della Val di Sole era abituata a girare liberamente nei boschi, ma ora ha paura. Lo stesso Andrea non era un appassionato degli sport estremi o un irresponsabile, come è stato scritto, ma un giovane che amava l'attività all'aria aperta, conosceva bene le zone in cui si muoveva, a pochi chilometri da casa». Anche la fidanzata Alessia Gregori lo ha ricordato con un messaggio sui social: «Pensarti con un sorriso oggi non è possibile, oggi è tutto buio, ma domani sarai luce e coraggio per tutti, per chi lascia tutto e va via, per chi prova a ricominciare, per chi ogni giorno racconta del "zio Andrea", per chi aspetta ancora il brindisi del suo compleanno, per chi prega, per chi combatte e per chi rinasce. Quindi Andre oggi ti saluto, ci pensiamo domani, e sempre».

In quel giorno di lutto si è fatta sentire anche la voce dell’associazione animalista Enpa per rinnovare l'appello al Governo di intervenire e impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge provinciale che consente soppressione degli esemplari problematici, fino a otto all'anno. E aggiunge: «A un anno di distanza dal tragico incidente che ha causato la morte di Andrea Papi, in Trentino non è cambiato proprio nulla. Non si sono visti i cassonetti anti-orso, non si ha notizia delle campagne di sensibilizzazione e informazione per residenti e turisti, non c’è traccia dello stop ai foraggiamenti degli animali selvatici, né tanto sono state prese misure per delimitare e chiudere al pubblico le zone frequentate dagli orsi, soprattutto dalle madri con i loro cuccioli».

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