«Èun
passo verso l’indistinzione, rendere identici aspetti che sono diversi. Di
fronte a casi di bambini in una certa situazione andranno risolti problemi
specifici. Ma non capisco perché si inserisca un elemento che ha una portata
culturale ben più ampia, perché questo vuol dire mettere nell’indistinto il
padre e la madre, il paterno e il materno. È un’operazione culturale molto
seria e non può essere barattata così per una questione burocratica. Allora
bisogna avere il coraggio di affrontarla nel suo fondamento. Ritengo che sia
una tattica, una piccola furbizia per raggiungere passo per passo un certo
obiettivo». Eugenia Scabini è presidente del Comitato scientifico del Centro di
ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università cattolica e professore a
contratto di Psicologia dei legami familiari. E riflette sulla vicenda della
modifica dei moduli di iscrizione nelle scuole dell’infanzia e dei nidi del
Comune di Milano della voce padre-madre con genitore-genitore. Un cambio messo
in atto dalla consigliera del Pd Rosaria Iardino con l’appoggio dell’assessore
all’Educazione Francesco Cappelli, applicando la delibera sul registro delle
unioni civili, che tanto aveva fatto discutere in passato.
Dunque, professoressa Scabini la
scelta non può essere considerata una mera questione di burocrazia...
«Queste scelte hanno un’ideologia
dietro, perché altrimenti non si capirebbe che si abbia il tempo per fare
queste iniziative quando siamo tutti affannati da gravi problemi urgenti, non
solo economici ma anche di avere servizi per la famiglia e per l’infanzia».
Anche perché pare che la questione
riguarderebbe non più di 13-14 bambini...
«Di fronte a un problema specifico
allora si studia una risposta specifica. Non perché c’è questa situazione si
rivoluziona tutto rendendo evanescente il fatto di essere un padre e una madre,
c’è un genitore concreto e specifico con una funzione che si ha in quanto padre
e madre, non genericamente. Sappiamo che in Europa si parla di genitore A e B,
questa milanese sarà una soluzione immagino di compromesso. Per non arrivare a
quella posizione estrema, si incomincia da questa indistinzione».
Un percorso culturale che suscita
dibattito...
«Si va verso una posizione nella quale
le differenze - che sono dell’umano, proprio del tipo maschio/femmina,
uomo/donna, padre/madre - vengono annacquate. Ed è il problema culturale
odierno: si annega in un’omologazione generale quando nella realtà invece c’è
questa differenza».
l provvedimento è stato giustificato
anche come applicazione del registro delle unioni civili...
«Questo registro delle unioni civili
non è così neutro come viene presentato, ma in realtà ha poi implicazioni che
toccano tutti, qualsiasi genitore che iscrive un bambino a scuola. È diventata
una scelta imposta a tutti senza discussione. Questo passaggio non è neanche democraticamente
così corretto. Mi pare che la portata vada ben oltre questo piccolo gruppetto
di bambini».