Sono da poco passate le quattro del pomeriggio, quando la notizia degli 11 arresti eccellenti su un totale di 29 indagati (servizio a pagina 9 ), tra cui anche l’ex Ros Giuseppe De Donno, tutti dirigenti o consulenti di primo piano con un passato o un presente in Infrastrutture Lombarde, scuote i palazzi della Regione. Il Pd chiede subito al presidente della Lombardia Roberto Maroni di riferire in Consiglio regionale, mente il Movimento Cinque Stelle vuole lo stop ai lavori per Expo. Non passano nemmeno due ore che da Palazzo di Giustizia arriva un nuovo scossone alle Istituzioni regionali. Il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati assieme al suo aggiunto Alfredo Robledo decidono di tenere una conferenza stampa, dove snocciolano uno dopo l’altro i 66 capi di imputazioni a carico dei fermati e degli indagati, che vanno dall’associazione per delinquere, alla turbativa d’asta alla truffa alla Regione al falso. C’è di tutto.
In discussione ci sarebbero opere e appalti passati dalla partecipata della Regione, tra il 2008 e il 2012. E non solo, perché sarebbero due le gare relative all’Expo che, secondo l’ordinanza, sarebbero state «truccate ». La prima per incarichi di consulenza, pilotati da chi contava in Regione e in Infrastrutture lombarde, che secondo le accuse, sarebbero state assegnati “agli amici degli amici”. In ambito Expo, ci sarebbe anche un secondo appalto truccato: quello relativo ad «incarichi di consulenza legale affidati all’avvocato Fabrizio Magrì (anche lui arrestato ieri, ndr) dalla società Arexpo spa». Società, chiarisce il gip, «costituita con una delibera della giunta regionale con il fine preminente di procedere all’acquisizione delle aree per l’Esposizione».
I timori che l’inchiesta si possa allargare, da vicende marginali di Expo, a qualcosa di più “sostanzioso” sono molti. C’è paura per un eventuale fermo dei lavori, che porterebbe al fallimento dell’evento. Dalla società Expo Spa nessuna dichiarazione ufficiale. Sono sereni, dicono dal quartier generale di via Rovello, perché l’indagine non riguarda la società Expo.
Il commissario unico e amministratore delegato del grande evento Giuseppe Sala, questa mattina sarà in Prefettura per un incontro con il prefetto Paolo Francesco Tronca. Un gesto di trasparenza. Ma anche un incontro per assicurarsi che tutto va avanti, a spron battuto. Perché non c’è tempo da perdere. In serata arriva una nota anche da Arexpo: le indagini «non riguardano la società». Intanto, in mattinata, i militari della Guardia di Finanza avevano già eseguito i primi arresti, fermando, per esempio, l’ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Giulio Rognoni e il capo dell’ufficio gare e appalti Pierpaolo Perez. Un fulmine a ciel sereno. Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, di rientro da Roma dopo un incontro con il premier Matteo Renzi, dice: «Ho appreso con stupore la notizia dell’arresto dell’ingegner Antonio Rognoni. Mi auguro che sappia dimostrare la sua estraneità ai fatti nell’interesse della Regione e delle società nelle quali ancora ricopriva importanti responsabilità». Quale subcommissario all’Expo, in passato Maroni, per stima, aveva caldeggiato la candidatura di Rognoni. «Io posso solo dire che Rognoni – spiega invece il sindaco, Giuliano Pisapia – era già stato allontanato dal ruolo. Forse qualcuno che invece di parlare opera, aveva capito che era necessario un cambiamento. C’è un’indagine in corso. Io ho fatto quello che dovevo fare, altri hanno parlato».