lunedì 26 novembre 2012
​Oggi alla Camera un testo che prevede il diritto dei genitori a riconoscere la prole. Ma nella quasi totalità dei casi simili rapporti sono frutto dell'abuso. Riconoscere la patria potestà ai violentatori può avere effetti devastanti sui ragazzi e sulla famiglia.
L'INTERVENTO Il Forum: sui bimbi un peso intollerabile
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Il disegno di legge che la Camera è chiamata a esaminare a partire da oggi ha un intento lodevole: garantire un identico trattamento giuridico ai figli legittimi e a quelli naturali. Ma le «Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali» – già approvate dalla Camera il 30 giugno 2011 –  hanno subito in Senato alcune modifiche.L’articolo 251 del codice civile è stato cambiato in maniera significativa seppur poco appariscente. Riguarda i figli nati da un rapporto incestuoso che – recita il testo – «non possono essere riconosciuti dai loro genitori», salvo «che questi al tempo del concepimento ignorassero il vincolo esistente tra di loro o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio da cui deriva l’affinità». E se uno solo dei genitori, al momento del rapporto sessuale, era in buona fede «il riconoscimento del figlio può essere fatto solo da lui». Con le modifiche proposte dal Senato, il testo che oggi torna alla Camera cambia tutto, autorizzando il riconoscimento del «figlio nato da persone tra le quali esiste un vincolo di parentela in linea retta all’infinito o in linea collaterale di secondo grado ovvero un vincolo di affinità in linea retta». Traducendo: padri e madri incestuosi potranno riconoscere il frutto del loro rapporto contro natura ed esercitare, di conseguenza, la patria potestà. Il tutto, subordinato al placet di un giudice.Ma davvero sapere che il proprio nonno è anche il proprio padre, che quello che chiami zio dovresti invece chiamarlo papà, che la mamma e la sorella coincidono – e via elencando – è un diritto? Il legislatore sta facendo il bene del minore infliggendogli una consapevolezza che è anche un pesante fardello? «Dirlo è persino banale, ma un bambino o un ragazzo possono essere sconvolti da una scoperta del genere, perdere equilibrio e serenità. Senza contare – spiega Luciano Spina, presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia – che il testo approvato dal Senato non salvaguarda il minore dal genitore violento o violentatore». Difficile negare che l’incesto sia nella quasi totalità dei casi frutto di un abuso sessuale e psicologico e «affidare la potestà genitoriale a chi ha abusato della figlia o del figlio, della madre o della sorella significa anche dargli la possibilità di perpetuare l’abuso. Il figlio e i diritti che su di lui si possono vantare diventerebbero lo strumento per mantenere il legame con la persona su cui si è fatta violenza. Si finirebbe per lasciare la vittima – spiega Spina – sempre in stretta relazione con il carnefice». Di una simile norma, dunque, non si sentiva la mancanza. E neppure l’idea che il cambiamento sia teso a consentire ai figli di un incesto l’accesso anche ai diritti successori, cioè a un’eventuale eredità, regge. Perché le persone nate da una relazione incestuosa possono già chiedere di veder riconosciuto cognome, famiglia, eredità come previsto da una sentenza della Corte Costituzionale (494) del 2002. «Ma una cosa è che sia il minore o anche il maggiorenne a scegliere di vedere ratificato il proprio stato, un altra – continua il magistrato – è che sia il genitore che ha compiuto l’atto incestuoso ad avere il diritto di riconoscere il figlio inconsapevole». «Questa norma può sembrare corretta solo in astratto. Ma è un’aberrazione per quanti i bambini li vivono nella loro concretezza. A noi – chiarisce Alda Vanoni, giudice, presidente dell’Associazione Famiglie per l’accoglienza – i bambini stanno a cuore e pensiamo che farli andare in giro per il mondo con lo stigma dell’incesto sulle spalle sia intollerabile». Un peso psicologico, un marchio sociale, una piaga emotiva: «I bambini hanno bisogno di sentire che valgono, che sono una tra le cose più importanti e più belle della vita. Ma che senso di sé potrà avere un bambino – domanda il giudice – che sa di essere il frutto di una relazione contro natura, il risultato di un atto che tutte le società civili considerano inaccettabile?». Ma con il riconoscimento della paternità agli incestuosi «si sta proprio dicendo che l’incesto è accettabile. Da qui al considerarlo normale – conclude Vanoni – il passo è breve. Con conseguenze gravissime per gli equilibri della famiglia, per il significato stesso dell’istituto familiare».
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