Il sagrato della chiesa il sabato sera - .
E' sotto gli occhi di tutti ormai: l’alcol inonda le strade delle città italiane. Quelle strade nelle quali i giovani e gli adolescenti trascorrono il venerdì e il sabato sera. I numerosi casi di coma etilico verificatisi durante le feste, ancor più gli incidenti stradali dovuti all’abuso di sostanze, sono solo la spia di una realtà che solo chi non vuol vedere può negare. Come a Napoli, dove il centro storico si è trasformato in una enorme, chiassosa movida. Baretti sorti in ogni angolo.
E alle prime ore del mattino, nelle strade e nei contenitori le migliaia di bottiglie a testimoniare l’uso e l’abuso dei ragazzini. I gestori dei locali fanno affari d’oro, e a molti fra loro poco importa se a comprare gli alcolici è un minore che ne abuserà fino a ubriacarsi. Tanto che alcune mamme napoletane, spaventate da un Capodanno da incubo che ha visto decine di ragazzi finire ubriachi persi in ospedale, per fermare lo scempio hanno deciso perfino di effettuare delle ronde nei luoghi della movida. E tanto che un bel numero di gestori si è schierato apertamente contro i colleghi fuorilegge che mettono al primo posto il guadagno (e magari dimenticano di essere essi stessi genitori).
Proprio al centro di questa movida dei piccoli c’è un’antichissima chiesa, la basilica di San Giovanni Maggiore. Il parroco, don Salvatore Giuliano, ha deciso di fare qualcosa per i ragazzi che ogni venerdì e sabato vedeva sballarsi sotto gli occhi suoi e dei suoi parrocchiani. Non ha scelto la logica di gran parte dei residenti del centro storico, che osteggiano apertamente la movida e il suo assordante rumore. Don Salvatore e i fedeli della sua parrocchia, invece, hanno scelto di stare fra quei ragazzi nelle sere in cui affollano la piazza. E di aprire loro la basilica, anche a mezzanotte.
«È la logica della Chiesa come ospedale da campo che ci propone papa Francesco – spiega il sacerdote –. Più che vedere un problema, in questa piazza così movimentata io ho visto un’opportunità. Mi sono detto: occupiamola, il venerdì e il sabato sera, proponendo dei concerti di musica leggera, dei flash mob. Parlando, insomma, il linguaggio dei ragazzi. Dobbiamo essere presenti lì dove c’è il disagio».
Don Salvatore, il parroco antisballo, insieme ai “suoi” ragazzi - .
Dalla piazza alla chiesa il passo è breve. «I ragazzi – racconta don Salvatore – possono entrare in basilica, dove troveranno dei fogliettini con dei passi della Bibbia, o scrivere di loro pugno una preghiera che qualcun altro della parrocchia si impegnerà a recitare. Oppure, ancora, decidere di confessarsi, se ne sentono il bisogno». Qualcuno di loro vorrebbe entrare in chiesa con la bottiglia di birra o il bicchiere con l’immancabile drink, nella posa che tanti fra loro assumono sui propri profili Instagram e Facebook, ma don Salvatore fa capire loro che è il caso di separarsene. «Molti fra i ragazzi più difficili soffrono per la separazione dei genitori. Soprattutto, soffrono perché non si sentono capiti e ascoltati. Tutti lamentano la stessa cosa: l’incapacità di ascolto dei loro genitori».
Tre anni fa Napoli fu scossa dalla morte di un giovane, Nico Marra, che in seguito a una sbronza finì in un dirupo a 19 anni. Insieme con altre mamme napoletane, l’avvocatessa Federica Mariottino decise subito di dare vita a un forum, da cui è nata l’associazione 31 Salvatutti. «Ci interrogammo tutti insieme – racconta –: perché i giovani di oggi sono in preda all’alcol? La nostra risposta è stata costituire un team di professionisti a sostegno dei genitori e dei ragazzi. Giriamo le scuole della città per avere un contatto diretto con loro». Alle mamme si è unito in seguito anche Antonio, il papà di Nico. «A un certo punto – confessa – mi sono detto questo: per Nico ormai non puoi più fare nulla ma, se salvi anche uno solo di questi ragazzi vittime dell’alcol, la sua morte non sarà stata inutile». Così, nel nome di Nico, gira le scuole della Campania per svelare ai giovani gli inganni dell’alcol.