Tagli pesanti a chi si occupa di antimafia e cultura, contributi ridotti agli altri 'fortunati', col risultato di avere tutti scontenti. In Sicilia va in scena la protesta di numerosi enti storici che diffondono la cultura della legalità con incontri nelle scuole, formazione di alto livello, impegno sul territorio. Colpa dei finanziamenti di quella che fu la cosiddetta Tabella H istituita dalla Regione siciliana ai tempi del governatore Salvatore Cuffaro, elenco di associazioni ed enti beneficiati da aiuti a pioggia che un tempo valevano quasi 70 milioni e oggi non superano gli 8 milioni e 208 mila euro.
Questa torta si è ridotta ogni anno di più. Così il bando pubblicato a fine luglio e arrivato al traguardo a fine anno ha lasciato quasi tutti scontenti. Il provvedimento che sblocca le somme, varato a denti stretti dal nuovo presidente della Regione Nello Musumeci, non poteva che essere approvato «pur di fronte alle rilevanti disomogeneità nella indicazione delle risorse da assegnare che erano state stabilite dal precedente governo di Crocetta ». È lo stesso governatore a condividere il disappunto degli enti. «Se questo taglio dovesse essere confermato sarebbe un atto gravissimo, svolgiamo da 25 anni un compito che spetta alle istituzioni e la Regione lo sa bene, visto che è nostro socio fondatore.
Adesso la politica deve assumersi la responsabilità di una scelta», è la reazione di Maria Falcone, presidente della fondazione che porta il nome del fratello Giovanni Falcone e della cognata Francesca Morvillo, uccisi nella strage di Capaci il 23 maggio 1992. La fondazione avrà 42 mila dei 120 mila euro attesi. «Le parole del presidente Musumeci, che ha esplicitamente fatto riferimento a una iniquità nelle ripartizioni delle risorse stabilite dal governo precedente - aggiunge Maria Falcone - ci rendono tuttavia fiduciosi che si possa trovare una soluzione per il presente e che si torni comunque nel futuro a criteri di valutazione giusti e rispondenti al reale lavoro che quotidianamente la fondazione svolge nelle scuole di tutto il Paese e nella società civile».
«Molto amareggiato» anche Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, che in passato aveva avuto solo delle riduzioni, e che si è visto assegnare 16.800 euro dei quasi 280 mila avanzati con richiesta documentata: «I soldi li abbiamo spesi in base alle loro indicazioni e disponibilità. Chiederemo di accedere agli atti e se sarà il caso presenteremo ricorso. Non ci arrenderemo, perché l’alternativa è quella di chiudere dopo 32 anni di attività. I soldi li spendiamo per finanziare oltre 50 attività all’anno e abbiamo due dipendenti part time, tutti gli altri sono volontari. Ci vogliono punire per la nostra libertà di pensiero?». Sui tagli al Centro La Torre è intervenuto anche il deputato Claudio Fava (Centopassi) che parla di «un atto di manifesta, umiliante e incomprensibile ostilità». Per il senatore Pd Giuseppe Lumia, della Commissione parlamentare antimafia, si tratta di «un grave errore». Va meglio ad altri enti come il Centro Padre Nostro onlus, che continua l’opera del beato don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993. L’associazione, però, vede dimezzata la somma: 330 mila euro invece dei 629 mila iniziali.
«È evidente che è necessario rivedere i criteri di attribuzione, che ormai sono obsoleti e non rispecchiano il reale valore degli enti - afferma il presidente Maurizio Artale - . Per noi è una batosta, che ci renderà difficile aprire l’asilo nido a Brancaccio. Non è un bel segno proprio nell’anno in cui si celebrerà il 25° anniversario dell’assassinio di padre Puglisi». Il presidente Musumeci, condivide «l’amarezza delle associazioni, che negli ultimi quattro anni hanno visto più che dimezzato il sostegno fornito dalla Regione. Col 2018 verranno modificati metodi e criteri per premiare impegno, qualità e merito».