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Dopo gli strali rilanciati dal ministro Giancarlo Giorgetti contro il «mostro Superbonus» e l’avvertimento di Bankitalia che potrebbe essere necessario uno stop definito alla maxi-detrazione, dai partiti arrivano nuove proposte che potrebbero spingere invece anche in direzione contraria. Gli emendamenti presentati sia da esponenti di maggioranza che delle opposizioni chiedono l’estensione della detrazione del Superbonus da 4 a 10, se non anche a 15 anni; l’utilizzo del credito della detrazione per pagare le tasse e l’estensione delle deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura anche ad altre aree colpite da eventi sismici, o alluvionali, oltre a quelli già previsti. Inoltre si punta a coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri, con in cambio un premio pari al 50% dei maggiori incassi.
Dopo gli allarmi sull’impatto della spesa del 110% sul debito pubblico gli spazi per eventuali modifiche sono ridotti all’osso. Ma su una cosa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si è già detto favorevole: l’ipotesi di spalmare le detrazioni su 10 anni, anziché sui 4 attuali. In questa direzione vanno diversi emendamenti, anche bipartisan, presentati alla commissione Finanze del Senato, in cui figura anche l’ipotesi di allungare i tempi anche fino a 15 anni. In particolare, alcune proposte avanzate da Fi, Lega, Iv e M5s riguardano le detrazioni, prevedendo, per le spese sostenute nel 2023, la possibilità di ripartirle in «dieci quote annuali di pari importo». L’altra strada proroga uno strumento già previsto per le spese del 2022 che agiva sul fronte dei crediti di imposta: gli emendamenti prevedono la possibilità di usarlo anche per i crediti comunicati entro il «4 aprile 2024», spalmandone così l’utilizzo su dieci anni, anziché sui quattro ordinari. Modifiche che consentirebbero un ampliamento della platea dei beneficiari, con un impatto positivo sul debito.
La questione però non è semplice. Perché, come osserva il fiscalista ed ex viceministro Enrico Zanetti, se viene concesso al contribuente di scegliere se allungare i tempi della detrazione la norma aiuta gli incapienti che non riescono a cedere i crediti, ma non aiuta il bilancio dello Stato. Se invece l‘allungamento viene imposto per legge il bilancio dello Stato ne beneficia, ma questo comporterebbe anche la decurtazione del valore patrimoniale dei crediti per le imprese o le banche che li hanno assunti nell’ottica di un recupero finanziario in 4 anni e non in 10. Avendo il Superbonus mosso cifre multimiliardarie, l’impatto sulle attività edilizie e sul mondo finanziario potrebbe essere rilevante.
Riguarda ancora le detrazioni anche la proposta, in due emendamenti uguali di Fi e Iv, di poter trasformare l’importo della detrazione per gli interventi con i bonus edilizi in un credito d’imposta: questo permetterebbe al contribuente di usare il credito per pagare non solo l’Irpef, ma anche l’Iva, le ritenute, l’Imu, la cedolare secca; salvando così l’ammontare eccedente i limiti dell’imposta (Irpef o Ires) con cui la detrazione è oggi ammessa in dichiarazione.
Ma le richieste dei partiti si concentrano anche sull’estensione delle deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura, che il decreto limita alle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009 e 24 agosto 2016 in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Una proposta bipartisan chiede di estendere (ma con un tetto alla deroga di 100 milioni per il 2024) la deroga anche alle aree - per cui sia stato dichiarato lo stato d’emergenza - colpite dagli eventi sismici verificatisi dal primo aprile 2009 e dagli alluvioni del 2022 nelle Marche. Le richieste di deroga però sono molte e interessano diversi territori colpiti da eventi sismici o alluvionali, dall’Emilia Romagna a Ischia, dal Molise a Calabria e Basilicata, dai Campi Flegrei all’area etnea.
È firmata dalla Lega, ma nasce da un’idea della commissione, infine, la proposta di coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri del Superbonus con l’obiettivo di “potenziare” il contrasto alle frodi: per gli enti locali ci sarebbe un incentivo pari al 50% delle somme e delle sanzioni eventualmente incassate. L’esame del decreto riprenderà martedì 30 aprile.