Dallo choc per la nuova tragedia dei migranti alle frizioni sulle scelte da adottare. All’indomani della notizia del naufragio sulla rotta Libia-Italia, sale la tensione nel dialogo politico fra Bruxelles e Roma, fino ad assumere i caratteri di una ruvida schermaglia verbale fra l’ufficio del commissario europeo agli Affari interni, Cecilia Malmström, e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Le prime avvisaglie arrivano di mattina: «L’Europa ha due strade: o viene qui e issa la bandiera europea sull’operazione Mare Nostrum, oppure una volta che avremo definito lo status dei migranti e accertato che hanno diritto alla protezione e che vogliono andare in altri Paesi, noi li lasceremo andar via», avverte il ministro Alfano, intervistato su Raitre. Il diritto d’asilo, aggiunge, «è sacrosanto ma non si può esercitare solo in Italia». All’ora di pranzo la scena si sposta a Bruxelles. Il portavoce della Malmström, Michele Cercone, interpellato dai cronisti sulle richieste italiane alla Ue, ricorda: «A marzo la commissaria Ue ha inviato una lettera alle autorità italiane, dando la disponibilità della Commissione per verificare quali altre misure concrete possano essere messe in campo », ma «non abbiamo ricevuto indicazioni precise. Siamo qui per ascoltare le autorità italiane, sostenerle e aiutarle, ma non possiamo sostituirci a loro...». Pochi minuti dopo, da Roma arriva la risposta piccata del ministro Alfano: «Ci sono quattro indicazioni precise che abbiamo sempre dato a Bruxelles, la prima è che l’accoglienza umanitaria bisogna farla in Africa. L’Europa monti le tende e faccia assistenza lì». Il titolare del Viminale contesta alla Commissione europea di non assumere posizioni incisive: «Ci dice che è in scadenza e non può fare tutto ciò che vorrebbe, oppure che queste sono competenze dei singoli Stati. Non siamo nati ieri. Se il problema è spedire letterine, domani prendo un aereo e ci vado io a Bruxelles. Sono prontissimo...». Poi entra nel merito delle proposte italiane: «La prima è l’assistenza umanitaria ai profughi in Africa, la seconda è che Frontex agisca al posto dell’Italia mettendo bandiera europea sulle navi, la terza è che Frontex abbia una sede in Italia, perché il fatto che oggi sia Varsavia fa capire come il problema della frontiera europea sia ancora considerato solo sul versante est-ovest». E infine, Alfano ribadisce la richiesta che gli ultimi governi italiani hanno sempre rappresentato, finora senza esito, al resto della Ue, quella di rinegoziare il trattato di Dublino che vincola il diritto d’asilo dei profughi alla permanenza nel Paese d’entrata: «I migranti devono avere la possibilità che l’asilo politico sia dato in tutti i Paesi d’Europa. Il riconoscimento lo possiamo fare noi, ma se i migranti vogliono andare in altri Stati europei debbono poterlo fare. Altrimenti, se vogliono andare in altri Paesi, rischiamo di trasformare l’Italia nella prigione dei rifugiati politici. E ciò è inaccettabile». Sulla stessa linea, il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi: «Di fronte alla assenza di una politica di immigrazione e di asilo comune della Ue, l’Italia intende chiedere una gestione comune delle frontiere. Vogliamo che se ne discuta in modo operativo al Consiglio europeo di giugno». Passano le ore, ma il clima resta acceso. Lo si comprende da altre affermazioni del ministro Alfano: «Le dichiarazioni della commissione Ue sono al confine tra il provocatorio e il ridicolo...». Poi, a sera, il ministro anticipa: «Tra poco avrò un appuntamento telefonico con il commissario e le dirò al telefono che le nostre richieste le abbiamo ripetute più volte ai vertici internazionali e anche per iscritto».
E in effetti la telefonata tra i due ha luogo poco dopo le 19, con l’intento di ricucire. Una sintesi la offre la stessa Malmström, riferendo di «una conversazione telefonica costruttiva e aperta» in cui ha reiterato ad Alfano «la disponibilità della Commissione europea» a «sostenere l’Italia nei suoi sforzi per la gestione della crescente pressione migratoria e di richiedenti asilo». Bruxelles, precisa il commissario, è «al corrente del punto di vista italiano e che non ha mosso alcuna critica». E la lettera «inviata il 14 Aprile», conclude Malmström, «aveva il solo scopo di chiedere in che modo possiamo fornire ulteriore assistenza e di identificare e garantire risposte congiunte alle sfide immediate che ci attendono».