Mentre proseguono le indagini sul barcone della vergogna, su cui hanno trovato la morte 45 africani, il governo spinge per un'intesa tra Libia e Nazioni unite per affrontare il problema della migrazione di massa in atto da Siria, Eritrea ed altri Paesi subsahariani.
Altri due presunti scafisti del "peschereccio della morte" di Pozzallo, sono stati fermati dalla polizia giudiziaria su provvedimento della Procura di Ragusa.
Sono due senegalesi. Ieri erano stati già fermati un altro senegalese e un giovane del Gambia. Tutti e quattro sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di morte come causa di un altro delitto. L'equipaggio avrebbe
ricevuto 15mila euro dai trafficanti per il viaggio.
Intanto si apre il fronte libico. "Il nuovo governo libico potrebbe favorire un'intesa tra quel Paese e l'Onu. Si potrebbe chiedere alla Libia di fare richiesta all'Unhcr di intervenire ad evitare tragedie ulteriori, magari aprire campi umanitari sotto il controllo dell'Onu". Lo propone il ministro della Difesa Roberta
Pinotti in una intervista.
Sull'immigrazione "puntiamo, come ribadito dal premier, ad
un'evoluzione della politica europea in materia, ma anche ad un
diverso rapporto con la Libia". Sul piano europeo, continua
Pinotti, "c'è bisogno di più fondi comunitari in tema di
immigrazione, anche per trasformare Frontex".
Quanto ai rapporti
con Tripoli, sottolinea come il nuovo governo rappresenti un
passaggio importante: "c'è chi insiste a chiedere che gli
immigrati vadano fermati prima della partenza, mandando aiuti.
Ma, senza un interlocutore stabile in Libia, questa possibilità
era nulla. Ora si aprono spiragli. Abbiamo da tempo un piano per
rendere praticabile la collaborazione".
Ed esclude che la possibilità di un maggiore coinvolgimento
internazionale metta fine all'esperienza di Mare nostrum:
"continuerà, per il momento. Le politiche nel medio periodo
coinvolgeranno Europa e Libia. Ora, finalmente, l'Europa ci
ascolta".
"Il tema dei rifugiati è tema di tutta l'Europa".
Il ministro annuncia anche iniziative per l'emergenza sbarchi in
Italia: oltre allo studio di un fondo di 130 milioni, "è in atto
uno screening sulle caserme, per verificare la possibilità di
utilizzarne qualcuna come centro di accoglienza".
La questione dell'operazione Mare Nostrum viene affrontata in un'altra intervista anche dall'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato
maggiore della Difesa. "Siamo lì - afferma - a
sorvegliare il mare in una situazione di crisi internazionale:
ci sono rischi non solo di una massiccia immigrazione
clandestina, ma anche di infiltrazioni terroristiche".
E alla domanda se l'Italia rischi l'arrivo di terroristi di Al
Qaeda risponde: "l'intelligence non ha riscontrato ancora
evidenze chiare. Ma alcuni indicatori confermano contatti tra
scafisti e terroristi". Mare Nostrum, continua l'ammiraglio, "è
un'operazione militare e umanitaria". "Il 60-70 per cento di
coloro che tentano di raggiungere le nostre coste sono uomini
donne e bambini che sfuggono alle guerre". Sottolinea come
l'aumento degli sbarchi sia "dovuto alle crisi che stanno
emergendo da tutte le parti. In Siria la situazione si è
aggravata, e in Iraq sono avanzate le forze fondamentaliste".
Anche Binelli Mantelli chiede un maggior coinvolgimento di Bruxelles:
"l'Europa deve capire che le coste siciliane non sono il porto
dell'Italia, ma di tutto il continente". "Non è più solo una
questione di controllo delle frontiere: è una questione di
dimensioni ben più ampie. C'è il problema dei rifugiati", "lo si
deve risolvere sulle coste di partenza, non su quelle di arrivo.
Ma per la Libia occorre un interlocutore istituzionale certo".
"Credo che di una questione del genere dovrebbero occuparsi in
tanti. Anche l'Onu".