La tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati si trasforma in «contributo». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva ribadito ieri di essere «contrario» a una forma di tassazione, commentando la decisione (scaturita da una riunione dei ministri dell’Interno e della Giustizia con i gruppi di maggioranza al Senato) di lasciare nel disegno di legge sulla sicurezza, di cui oggi comincia l’esame in aula per arrivare al voto finale il 3 febbraio, l’emendamento leghista. «Quando mi è stato presentato quell’emendamento, ho subito detto che ero contrario – aveva spiegato il premier – ne ho parlato ieri (lunedì, ndr) con Bossi e lui non ha fatto obiezioni particolari». Ma in serata quello che il Viminale ha definito «un cordiale colloquio telefonico» tra il capo del governo e il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha chiarito la vicenda: il contributo sarà simile a quello già previsto nella maggior parte dei Paesi dell’Ue e potrà variare tra i 10 e i 400 euro, ma non si configurerà come la «tassa di soggiorno» che la Lega aveva cercato d’inserire nel decreto legge anti-crisi. Insomma, la contrarietà del premier avrebbe riguardato questo secondo emendamento, poi eliminato. Il Carroccio non ha invece ritirato la sua proposta dal ddl sicurezza, però l’ha modificata: la somma di 200 euro prevista in origine per il rilascio del permesso di soggiorno (e di 50 per il rinnovo) sarà sostituita con «un contributo da definire con decreto del ministero dell’Interno e di quello dell’Economia ». Altra concessione della Lega, la revoca dell’emendamento che avrebbe obbligato gli extracomunitari irregolari a pagare l’assistenza medica di base e l’obbligo per i medici di denunciarli. Resterà, invece, il reato di «immigrazione clandestina», punito con un’ammenda e con l’eventuale sanzione accessoria dell’espulsione dall’Italia decisa dal giudice di pace. I blocco degli ingressi, chiesto anche questo dalla Lega, è stato infine derubricato da e- mendamento a ordine del giorno. Il ministro leghista Maroni non vede discrepanze tra le forze politiche che sostengono il governo: la 'tassa' sull’immigrazione – ha detto – «è assolutamente condivisa da tutta la maggioranza». Resta da vedere che cosa accadrà, effettivamente, a Palazzo Madama. Nel frattempo, ha sottolineato Maroni, la crisi economica ha determinato un calo delle richieste di ingresso in Italia per lavoro da parte di extracomunitari. «A fronte dei 150mila ingressi previsti dal decreto flussi – ha spiegato il titolare del Viminale – sono arrivate 127mila domande, 13mila in meno del tetto stabilito, che per qualcuno era troppo severo». Gli sbarchi illegali, al contrario, sono aumentati e il ministro ritiene sempre «fondamentale» l’attuazione degli accordi sottoscritti l’estate scorsa con la Libia. In ogni caso, ha annunciato, i nuovi Centri di identificazione ed espulsione sorgeranno vicini ad aeroporti per consentire un più rapido rimpatrio degli espulsi. Ma la questione del contributo sul permesso di soggiorno fa insorgere le opposizioni, che in più sottolineano la diversità tra le parole di Berlusconi e quelle di Maroni. Da Anna Finocchiaro (Pd) a Savino Pezzotta (Udc), a Leoluca Orlando (Idv), tutti hanno battuto su questo tasto. Anche il ministro dell’Interno ombra del Pd Marco Minniti, al quale ha replicato il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: «Sul pagamento di una cifra per il permesso di soggiorno il centrodestra è sempre stato favorevole perché, come per una serie di pratiche amministrative i cittadini sono tenuti al pagamento, è plausibile che anche lo straniero paghi una modica cifra». Immigrati in fila per il permesso di soggiorno