venerdì 23 gennaio 2015
​I lavoratori dell'indotto bloccano la viabilità. Il ministero dello Sviluppo economico convoca le parti per martedì 27. Crescono le difficoltà.
Inps: 2014 anno nero, manca il lavoro
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Si complica la situazione dell'Ilva di Taranto. Sale la protesta dei lavoratori. Questa mattina, alle porte di Taranto, sono stati messi in atto i blocchi, da parte degli operai dell'indotto siderurgico, delle statali Appia per Bari e 106-Jonica per Reggio Calabria. Il ministero dello Sviluppo economico ha convocato per martedì 27 alle 19 i sindacati metalmeccanici per l'apertura della procedura di cassa integrazione. Fonti sindacali parlano di "numeri importanti" per quanto attiene il ricorso alla cassa. Oggi infatti è terminata all'Ilva la copertura dei contratti di solidarietà. Furono sottoscritti per la prima volta due anni fa e poi rinnovati l'anno scorso. L'azienda, due anni fa ancora gestita dal gruppo Riva, l'attuale proprietario, e presieduta da Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano, scelse la strada della solidarietà al posto della cassa integrazione perchè in questo modo il danno economico per i lavoratori sarebbe stato meno pesante. Il contratto di solidarietà ancora vigente all'Ilva di Taranto è stato sottoscritto per circa 3.400 unità ma di fatto i lavoratori realmente in solidarietà sono stati sempre molto meno, anche nel primo anno di attuazione dell'ammortizzatore sociale. Attualmente, dicono i sindacati, all'Ilva di Taranto i lavoratori in solidarietà sono circa 1.800.  Negli ultimi giorni, a fronte della fermata del Treno nastri 1, del Tubificio 2, dei Rivestimenti e delle Zincature 1 e 2, sono andati in contratto di solidarietà i lavoratori di questi impianti che non avevano ferie pregresse da smaltire. La fermata degli impianti si è resa necessaria per crisi di commesse e mancanza di materie prime per la produzione, come nel caso delle Zincature, che servono a rivestire di zinco i rotoli di acciaio per evitare fenomeni di corrosione. A questa fermata si stanno aggiungendo ora le conseguenze derivanti dal blocco dell'Ilva a seguito della protesta delle imprese dell'indotto, che da lunedì hanno smesso di lavorare nel siderurgico, e dei trasportatori. Entrambi infatti temono che il ricorso all'amministrazione straordinaria da parte dell'azienda, con l'applicazione della legge Marzano, determini anche una sensibile decurtazione dei crediti vantati nei confronti dell'Ilva per le attività svolte in appalto nei mesi scorsi e non ancora pagate sebbene fatturate. Per gli stessi motivi, perchè dal pagamento dei crediti delle imprese dipende l'erogazione degli stipendi, stanno protestando gli operai dell'indotto. Protesta destinata ad andare avanti perchè, dicono i sindacati, sinora "non sono giunti segnali e garanzie concrete in merito ai problemi posti al Governo e ai commissari dell'Ilva". La Commissione europea, il 20 gennaio, ha ricevuto la risposta dell'Italia al "parere motivato" (secondo livello della procedura di infrazione) sull'Ilva di Taranto ed ora sta "valutando la documentazione". Così Enrico Brivio, un portavoce della Commissione Ue. Il decreto sull'Ilva di Taranto, approvato dal Cdm prima di Natale è parte della documentazione - spiega il portavoce -. Al termine dell'analisi, l'esecutivo Ue deciderà cosa fare con la procedura di infrazione.
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