Dalle 7 di stamani è revocato lo sciopero a oltranza che la Fim Cisl aveva indetto nello stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto dalle 14 di giovedì. La decisione di revocare lo sciopero è stata presa ieri sera a tarda ora dall'assemblea in fabbrica una volta conosciuti gli esiti del vertice a Palazzo Chigi presieduto dal premier Mario Monti e il documento - approvato al termine dell'incontro alla presidenza del Consiglio - nel quale tutte le parti presenti, dal governo all'Ilva, dai sindacati alle istituzioni locali chiedono l'immediata e integrale applicazione della legge 231 del 24 dicembre scorso.Si tratta della legge che nasce dal decreto 207 del 3 dicembre scorso, convertito dal Parlamento con una larga maggioranza prima di Natale, e che dispone che l'Ilva di Taranto possa continuare a produrre nonchè commercializzare i prodotti realizzati prima del 3 dicembre. Ma è soprattutto la legge che blinda l'attuazione dell'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all'Ilva lo scorso 26 ottobre con una serie di prescrizioni a carico dell'azienda da adempiere in tre anni.Martedì il governo potrebbe portare un provvedimento con cui consentire lo sblocco della situazione all'Ilva. È il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, a quanto si apprende, a profilare la possibilità dell'imminente risoluzione del problema nel corso di un importante appuntamento di governo, previsto per martedì.
PASSERA: SUL BLOCCO SBAGLIANO I MAGISTRATI"Sul blocco dei prodotti finiti i magistrati stanno proprio sbagliando. Non si difende così lavoro e ambiente". È questo il tweet del ministro dello Sviluppo economico,
Corrado Passera, sulla situazione dell'Ilva di Taranto.
PROCURA: QUESTIONE COSTITUZIONALITÀ SUPERA CONFLITTO La decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione sollevato dalla procura di Taranto sulla legge 231 detta 'salva Ilva' a questo punto è "irrilevante, perché superata dalla questioni di legittimità costituzionale sulla legge che è stata posta successivamente alla Corte costituzionale. Lo ha detto il procuratore di Taranto,
Franco Sebastio, in relazione alla richiesta che è stata fatta ieri dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, perché la Corte "valuti quanto prima l'ammissibilità del ricorso presentato dalla procura di Taranto". La prima udienza sulla questione è stata fissata dalla Consulta per il 13 febbraio prossimo. "Che arrivi tra un mese o tra un anno - ha detto Sebastio - la decisione sul conflitto di attribuzione non cambia nulla" ai fini del sequestro dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati all'Ilva perché ritenuti frutto dell'attività inquinante dello stabilimento. La questione, sottolinea la Procura, è superata infatti dalla eccezione di legittimtà costituzionale che è stata posta successivamente alla Consulta. È da questo pronunciamento - sottolinea Sebastio - che potranno emergere effetti sul sequestro. Ieri Vendola, alla luce "del veloce precipitare degli eventi" che si stava verificando a Taranto, prima del vertice di palazzo Chigi aveva chiesto una accelerazione suggerendo al Governo di incaricare l'Avvocatura dello Stato affinché presenti istanza di anticipazione dell'udienza alla Corte Costituzionale.
AZIENDA: RISPETTO LEGGE ANCHE DA MAGISTRATURA"Solo con la completa applicazione della legge anche da parte della Magistratura e il conseguente sblocco dei lavorati e semilavorati ancora sotto sequestro", l'Ilva "sarà in grado, nonostante la grave crisi anche industriale, di rispettare i propri impegni a cominciare dal pagamento degli stipendi". E' quanto detto in un comunicato diffuso dall'azienda all'indomani del vertice a Palazzo Chigi. "Ilva, apprezzando l'operato del Governo in occasione dell'incontro di ieri - è detto - ribadisce la necessità che la legge varata dal Governo, approvata a grande maggioranza dal Parlamento nel mese di dicembre e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 3 gennaio, venga da tutti rispettata". "L'azienda, che ha adottato e sta adottando tutte le misure prescritte dall'AIA e dalla suddetta legge - conclude - sta vivendo momenti drammatici".
CLINI: LEGGE È CHIARA, PRODOTTI FINITI AD AZIENDA "La norma è molto chiara, la legge é stata citata prima dal presidente Monti, la piena applicazione della legge prevede che l'azienda rientri nella disponibilità dei prodotti finiti per la loro commercializzazione. Questo prevede la legge e lo abbiamo ribadito". Così il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, al termine della riunione sul'emergenza Ilva di Taranto.CAMUSSO: APPLICARE LEGGE È CHIAVE SOLUZIONE "L'applicazione della legge è la chiave per risanare la città e la fabbrica e per garantire il lavoro a 20mila persone. Questo è ciò che stasera abbiamo detto". Lo ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, al termine della riunione a palazzo Chigi sull'emergenza Ilva di Taranto.IDV: GOVERNO EVERSIVO, VICINI A GIUDICI E LAVORATORI"All'Ilva lavorano, tra dipendenti diretti e indiretti, oltre 30mila persone. Sono diversi anni che le istituzioni locali e nazionali ignorano l'enorme quantità d'inquinamento di aria, acqua e terra che genera la morte e malattie gravi per i dipendenti e i cittadini. La magistratura di Taranto ha solamente applicato la legge e, di fronte a reati gravissimi, ha emesso ordinanze immediate per far cessare la mattanza in un territorio già clamorosamente provato". È quanto scrivono il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro e il responsabile welfare e lavoro del partito, Maurizio Zipponi, in un post pubblicato sul blog www.antoniodipietro.it, definendo "eversivo" l'atto compiuto ieri dal governo. "La magistratura di Taranto, a cui siamo vicini - proseguono - è stata oggetto di attacchi furibondi e violenti da parte dei membri della proprietà colpiti da provvedimenti giudiziari. Da oltre sei mesi l'unica cosa che fanno i proprietari dell'Ilva è indire conferenze stampa e chiedere l'intervento del governo per vanificare le ordinanze della magistratura, tentando di dividere i lavoratori creando tensione sociale al fine di generare un'ostilità verso i giudici". "Insieme e accanto a noi e ai cittadini di Taranto che difendono la loro vita e quella dei loro figli, c'é sempre stata e c'é la Fiom e i suoi lavoratori - spiegano Di Pietro e Zipponi - ci rendiamo conto che, senza i miliardi di investimenti previsti per la bonifica e per la messa in sicurezza degli impianti, non c'é futuro occupazionale per l'Ilva. Le migliori acciaierie europee hanno dimostrato che si può produrre acciaio, creare occupazione e rispettare l'ambiente e la salute di tutti. Il governo ieri si è, invece, concentrato sul modo di scavalcare l'azione della magistratura. Siamo di fronte ad un atto eversivo dell'esecutivo che lede in primo luogo gli interessi dei cittadini e dei lavoratori di Taranto, affermando che la legge non è uguale per tutti. Hanno praticamente ricattato i lavoratori dicendo loro che, se vogliono continuare a lavorare, devono mettere a disposizione ciò che di più prezioso esiste ed è difeso dalla Costituzione repubblicana: cioé il diritto alla salute e la difesa della propria vita". "Invitiamo nuovamente l'esecutivo dimissionario ad intervenire direttamente sui beni della famiglia Riva - concludono - nazionali ed internazionali, al fine di garantire le risorse per iniziare le bonifiche che la magistratura ha richiesto, nel pieno rispetto della legge italiana".