Saranno il Piemonte e la Regione Avernia-Rodano-Alpi (di cui è capitale Lione) i maggiori beneficiari del progetto Tav (un tassello del corridoio V dell’Ue, un collegamento tra Madrid, Lione, Torino, Venezia, Trieste, Lubiana, Maribor, Budapest, Leopoli e Kiev)? Non proprio. Portando a solo un’ora e mezza la tratta Lione Torino, sarà possibile ottimizzare la riduzione del tempo di percorrenza da Milano a Venezia, oggi a 2 ore e 40 minuti, e di ridurre quello da Trieste a Lubiana a meno di un’ora. In tal modo non solo le imprese del Nord Est saranno più concorrenziali su piano internazionale, ma si potrà realizzare il riequilibrio modale a favore del trasporto ferroviario, percorso obbligato per decongestionare le strade della Padania e ridurre l’inquinamento.
Quindi, in Italia il maggior beneficiario non sarà la Torino delle 'madamine', ma quel Nordest, che avrà un migliore sbocco verso Francia e Germania (e a tornare centrale sarà anche Trieste). Chi lo dice? L’econometria, semplicemente. L’esperienza concreta della condotta attraverso la Manica spiega che i maggiori beneficiari non sono stati né il Kent né la regione Pas de Calais (i due punti di collegamento) ma il corridoio Parigi-Colonia. Il tema è il metodo usato dal governo per l’analisi costibenefici. I francesi seguono da decenni un metodo alternativo ( méthode des effetts).
Un approccio simile è seguito in Austria. Ma anche quando manca la strumentazione econometrica, l’analisi costi-benefici 'estesa alle opzioni reali' (quali quella validata dall’International evaluation association) può fornire valutazioni che si estendono nel lungo periodo. Le analisi francesi ed austriache considerano la tratta Lione-Torino giustificata e redditizia sotto il profilo economico e sociale. In termini semplici, senza il passaggio a Nord Ovest ( TorinoLione) è difficile attivare quello a Nord Est ( Venezia-Trieste-Budapest-Kiev) di cui uno dei maggiori beneficiari è l’Austria.
Nei Paesi partner non si nasconde una certa sorpresa per il fatto che invece di andare avanti con l’opera (prima si finisce, meno costa e più rende), si sia fatto un nuovo studio in cui si utilizza un approccio valido solo per progetti 'marginali', si confondono partite finanziarie (imposte indirette e pedaggi) con poste economiche, si utilizzano procedure che paiono gonfiare i costi e ridurre i benefici. Sarebbe forse opportuno seguire la proposta anche di 'Avvenire' di verificare lo studio del Mit con un panel indipendente nominato magari dall’Accademia dei Lincei o dalla Società italiana degli economisti.