sabato 17 agosto 2024
Nella Relazione sulla condizione dei detenuti minorenni, c'è la conferma che la capienza delle strutture per under 18 non basta più. Il nodo dei trasferimenti nelle celle per adulti
Manifestazione presidio al Beccaria di Milano nei mesi scorsi

Manifestazione presidio al Beccaria di Milano nei mesi scorsi - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

Anche gli istituti penali per minorenni sono strapieni, raggiungendo il 104% della capienza. «Dopo gli anni della pandemia si è constatato un incremento degli ingressi di minorenni e giovani adulti stranieri nei Servizi residenziali della Giustizia minorile, in particolare negli Istituti penali per i minorenni (Ipm)». Lo scrive il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia, nella Relazione sulla condizione dei detenuti minorenni, relativa al 2023 ma aggiornata ai primi mesi del 2024, inviata recentemente al Parlamento dal ministro Nordio. Nel corso del 2023 «si è registrato un consistente incremento di ingressi» nel sistema di detenzione minorile, e «il dato è tornato ai livelli pre-pandemia». Nel 2018 gli ingressi erano stati 1.132 per poi calare a 713 nel 2019 ma poi tornare a crescere fino a 1.142 ingressi nel 2023. Un incremento che, scrive il ministero, «ha messo a dura prova il sistema detentivo minorile sia sul piano strutturale che organizzativo». Lo conferma l’analisi della capienza degli Ipm negli ultimi tre anni. A dicembre 2021 il grado di occupazione nazionale degli istituti raggiungeva il 60% della capienza, mentre «a dicembre 2023 l’anno si chiudeva con una saturazione pari al 100% che già oggi (giugno, ndr) ha raggiunto il 104%». E l’affollamento riguarda anche le ragazze che a febbraio hanno raggiunto il 95%, mentre non si era ma andati oltre l’80%. A fine 2023 nei servizi residenziali si trovavano 1.402 minori, 495 negli Ipm, 877 nelle Comunità private, 23 nella Comunità ministeriali, 7 nei Centri di prima accoglienza. Altri 13.861 erano in carico in area penale esterna. Ma a preoccupare è la «brusca impennata» della presenza media negli Istituti penali, passata da 320 del 2021 a 425 del 2023. E questo ha portato «ad un progressivo aumento dei trasferimenti a strutture per adulti», passando dai 60 del 2021 ai 122 del 2023. «L’esigenza di intensificare i trasferimenti alle carceri per adulti - si legge nella Relazione – si è resa sempre più cogente per rispondere alla riduzione del sovraffollamento». Ma è evidente che i minori in quelle carceri, ancor più sovraffollate, staranno sicuramente peggio. Oltretutto il Dipartimento fa alcune importanti affermazioni. «L’aumento della popolazione detenuta non corrisponde, ad oggi, ad un aumento della devianza giovanile sul territorio nazionale, ma piuttosto ad un aumento della violenza nella commissione dei reati, che implica sempre più spesso risposte sanzionatorie più incisive». Un’analisi complessa, più approfondita rispetto ad alcune semplificazioni della maggioranza di centrodestra. Così come quella sui minori stranieri non accompagnati, «molti dei quali entrano nel circuito penale per mancanza di punti di riferimento, con i quali è oltremodo difficile instaurare in breve tempo una relazione educativa significativa». Mentre ne avrebbero assolutamente bisogno in quanto portatori «di gravi disagi psichici e con pregresse esperienze di violenze e abusi subiti, sia durante l’infanzia sia nel corso del viaggio che li porta nel nostro Paese». Una presenza che «ha portato inevitabilmente un turbamento degli equilibri interni agli Ipm, dando luogo a considerevoli difficoltà di gestione della sicurezza». La Relazione cita il caso dell’Istituto “Cesare Beccaria” di Milano come «quello maggiormente interessato dal sovraffollamento: al 15 aprile 2024 accoglieva infatti 76 ragazzi, contro una media nazionale per istituto di circa 32 ragazzi». Un carcere dove si ripetono rivolte, incendi, atti violenti, fughe e tentativi, e dove proprio ad aprile la Procura ha aperto un’inchiesta per torture e maltrattamenti che vede indagati 21 agenti penitenziari. La Relazione fotografa bene la situazione. «Di questi 76 ragazzi, un’alta percentuale ha un retroterra migratorio e spesso si tratta di minori stranieri non accompagnati, target complesso per le caratteristiche peculiari che lo caratterizza. Tra queste - sottolinea il Dipartimento -, particolarmente rilevanti sono certamente le storie di vita pregresse, spesso segnate da eventi traumatici (viaggi estremamente pericolosi, permanenza nei campi di detenzione libici) ma anche dall’assenza di legami e di una rete di sostegno all’esterno, che accompagni il percorso riabilitativo». Ben altre riflessioni rispetto ai provvedimenti del governo che hanno punito ulteriormente i minori. Invece per gli esperti del Dipartimento è «necessario un intervento al contempo eccezionale e strutturale per tornare a garantire la sicurezza dei ragazzi detenuti e degli operatori».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: