martedì 20 agosto 2024
Nell'ultimo libro di Davide Prosperi, presidente della fraternità di Cl le lezioni di Cl Giussani durante la Contestazione, mentre tanti ragazzi di Gioventù studentesca scivolavano nella lotta armata
Un "raggio" tenuto da don Giussani

Un "raggio" tenuto da don Giussani

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Si scendeva in piazza, si occupavano le università – la prima fu l’Università Cattolica, già nel 1967 – i giovani lasciavano le parrocchie per andare a cambiare il mondo. Gioventù studentesca, filiazione dell’Azione cattolica che sotto la guida di don Luigi Giussani aveva vissuto una stagione di grande apertura missionaria, dopo il 1965, quando il sacerdote di Desio fu sostituito alla guida dell'associazione, visse una crisi profonda. Sulla spinta della Contestazione in atto quei giovani pensarono che per dar vita a un mondo più giusto non ci fosse da aspettare, ma da agire subito. Ad un gruppo di ragazzi che continuarono a seguirlo in diverse zone d'Italia (fra cui a Roma un gruppo di studenti del liceo Virgilio guidato da Andrea Riccardi, impegnati nella “caritativa” all’ex cinodromo a Roma, che darà vita alla Comunità di Sant’Egidio) che l’unica vera rivoluzione possibile qui e ora, è quella di Cristo. “Una rivoluzione di sé, La vita come comunione (1968-1970)” è il libro appena uscito per Rizzoli, curato dal presidente della fraternità di Cl Davide Prosperi, che pubblica le lezioni di don Giussani in quegli anni incandescenti. In quel «cambiamento d’epoca» (nella definizione di papa Francesco), «Giussani – scrive Prosperi – guarda al sommovimento politico-sociale e culturale portato dal Sessantotto europeo (iniziato qualche tempo prima negli Stati Uniti) con grande attenzione e dal di dentro delle sofferte vicende relative al distacco di tante persone cresciute nell'esperienza di Gs. Egli coglie, valorizzando la distanza umana profonda sottesa al fenomeno – il ridestato desiderio di autenticità della vita e di cambiamento del mondo –, denunciando a un tempo tutta l'intrinseca contraddittorietà di una impostazione ideologica, che finisce per riproporre nelle sue mosse le stesse dinamiche di sopraffazione e di potere che intendeva contestare». Dal primo al 4 novembre 1969 Giussani convoca a Riccione gli esercizi spirituali del Centro Culturale Peguy. E non è un caso, forse, che in quegli stessi giorni i “rivoluzionari” di Renato Curcio si vedono invece a Chiavari. A chiedere la disponibilità del pensionato Stella Maris all’ignara Curia erano stati proprio i cattolici, alcuni di loro ragazzi provenienti da Gioventù studentesca. Fra questi Giorgio Semeria, che diverrà uno dei capi delle Brigate rosse. Scomparso nel 2013 dopo aver intrapreso un cammino di recupero, parlando con Giorgio Bocca disse che l’apporto di Gs alla nascita del progetto di lotta armata fu «decisivo, fornendo alla sovversione gran parte dei quadri. Gs non aveva resistito al '68, allo scontro con il sociale. I suoi membri in pochi mesi erano scesi da mille a sette, e buona parte erano passati nei gruppi». In perfetta contemporaneità, mentre i “rivoluzionari” affrettavano i tempi verso la lotta armata (un mese dopo ci sarebbe stata Piazza Fontana) Giussani a Riccione teneva il punto con i ragazzi rimastigli fedeli: la vera rivoluzione avviene nel cuore dell’uomo. In quegli esercizi spirituali del ’69, ricorda ancora Prosperi, incentra la sua riflessione su «Cristo che è la nostra speranza e il mistero della Chiesa che è la sua continuità. Forse – domanda Giussani – che noi desideriamo meno degli altri il cambiamento del mondo? Per nulla, ma cambiare il mondo significa costruire la Chiesa, un pezzo di mondo nuovo qui e ora, altrimenti sarà l’ennesima menzogna». E indicò nella Messa e nel «senso profondo del mistero della consacrazione: “Nell'attesa della tua venuta” », il “cuore” di tutto. Questo, sottolinea Prosperi, è «parte dell’originale contributo che don Giussani ha offerto alla Chiesa e al mondo». E forse non è un caso nemmeno che Aldo Moro, conosciuti in università gli studenti alla nascente Cl, iniziò a frequentare la loro Messa, a Roma. E tantomeno casuale è che, al Palalido di Milano, alla prima uscita pubblica di Cl il 31 marzo 1973, che Moro seguì seduto fra i ragazzi, trovò al suo ingresso ad accoglierlo Carlo Campodonico – detto “Charlie” – che era uno studente proprio di Chiavari, rimasto fedele a Giussani. Il libro sarà presentato a Rimini, sabato 24 alle 15 – moderati da Monica Mondo e con l’introduzione di Alberto Savorana, responsabile attività editoriali di Cl, che ha curato la raccolta testi – da Davide Prosperi, da Sergio Belardinelli, docente di Sociologia a Bologna; e dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

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