Cartelloni elettorali per le presidenziali in Russia - Ansa
Attacchi hacker, siti pieni di notizie false che spuntano come funghi, interferenze dirette da parte di Mosca. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono nel mirino della Russia e da qui a giugno, quando si voterà, possiamo solo aspettarci una recrudescenza della propaganda a favore dei partiti sovranisti o tesa a mettere in crisi i governi poco graditi al Cremlino. L’Italia, considerata da Mosca molto più permeabile e malleabile di altri Stati europei, è stata avvisata dal presidente Putin in persona. L’intervista alla studentessa italiana Ilaria Cecchini, in cui si prodigava di lodi sulla Russia, esprimendo il desiderio di potersi trasferire lì, a molti è sembrata una coincidenza. Ma nella macchina della propaganda del Cremlino le coincidenze non esistono. Così, le parole di quella giovane, alla quale hanno fatto da cassa di risonanza quotidiani e talk show, si sono trasformate in una pubblicità fortissima a favore della “versione di Mosca”, ossia una versione ribaltata della realtà, a beneficio di quei partiti che in Italia nei confronti della Russia hanno sempre manifestato simpatia. Uno spot elettorale in piena regola, con un messaggio implicito non solo al governo in carica, ma anche a Washington (a cui si è aggiunta tre giorni fa la foto del presidente a Sochi con l’artista di strada e attivista napoletano Ciro Cerullo, in arte Jorit). «L’Italia – ha dichiarato Putin in modo sibillino – ci è sempre stata vicina». Un modo per consigliare a Roma di non invertire la tendenza e far venire agli Stati Uniti il dubbio che il Bel Paese non sia poi così atlantista come dichiara ufficialmente (sebbene il recente colloquio Biden-Meloni abbia riconfermato che l’Atlantico rimane “stretto”).
L’ultimo allarme, in ordine temporale, è arrivato a fine febbraio direttamente dall’intelligence. La presenza di diversi appuntamenti elettorali, fra cui quello europeo, provocherà un aumento della propaganda filorussa, che organizzerà campagne multivettoriali contro l’Italia. Nonostante il presidente russo sia tornato in pubblico con prepotenza, il campo di battaglia preferito dal Cremlino rimane il web. L’allarme è arrivato dal ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné: in Francia i siti di disinformazione pro-Mosca stanno aumentando esponenzialmente, generando un traffico di notizie sempre più difficile da controllare. «Fra cinque mesi – ha scritto su X – il nostro continente voterà per le elezioni europee e ognuno dei nostri Paesi diventerà un bersaglio per Stati terzi. Non facciamoci ingannare, teniamo la guardia alta». Più facile a dirsi che a farsi. Solo Parigi ha trovato ben 193 siti pronti a diffondere le fake news per la Russia. La tecnica, ormai, dovrebbe essere nota. Si tratta di siti “dormienti” che rimangono inattivi e non aggiornati per mesi, per poi riprendere la loro attività in maniera frenetica quando occorre, spinti dai bot sui social e dagli utenti reali della rete che credono alla falsa narrazione del Cremlino. Un effetto dirompente, dovuto anche alla velocità nel mondo dell’informazione online e all’utilizzo di video e fotografia, frutto di fotomontaggi e interventi di correzione, a volte nemmeno troppo sapienti.
Ma la fretta e spesso i pregiudizi sono armi molto potenti della disinformazione. Così potenti che anche le operazioni di “debunking” (smascheramento) più articolate rischiano di diventare inefficaci. È successo per la strage di Bucha, dove una parte dell’opinione pubblica crede ancora che gli autori siano stati gli ucraini e non i russi, o per Alexeij Navalny, fatto passare per nazista xenofobo e avido di denaro a suon di foto contraffatte e lettere false. Ogni Paese ha la sua disinformazione targhettizzata. In Polonia si usa l’arma dei migranti, accusati di portare via lavoro e servizi sociali ai cittadini, nelle Repubbliche Baltiche false notizie di razzismo nei confronti delle comunità russe. Non va molto meglio in Italia, come detto, dove l’azione di Mosca consiste soprattutto nel ribaltare la realtà sulla guerra in Ucraina. Secondo gli 007 Usa, il nostro Paese è nel mirino per l’incondizionato sostegno del governo Meloni a Kiev. Sul web compaiono siti in italiano di giornalisti freelance, o presunti tali, che sostengono le posizioni di Mosca. Alcuni, come nel caso del “Corrispondente”, anche con notizie in anteprima rispetto a media ufficiali. Rapporti di think tank inglesi e americani sottolineano come, dall’inizio della guerra in Ucraina, l’influenza russa si sia allargata in territori che Mosca ritiene particolarmente strategici, in testa la Transnistria e le Repubbliche baltiche.
Alla luce di queste analisi devono leggersi gli interventi diretti delle autorità russe, che potrebbero aumentare nei prossimi mesi. Le ambasciate in diversi Paesi, prima fra tutte quella di Roma, si fanno regolarmente portatrici delle fake news diffuse dai media allineati al Cremlino, oltre a materiale provenienti da siti di dubbia affidabilità. L’ex presidente russo, Dmitrij Medvedev, si è dichiarato apertamente a favore di quelle forze politiche europee “antisistema” che possono fare saltare il banco a Bruxelles. «Il nostro compito è sostenere in ogni modo possibile questi politici e i loro partiti in Occidente, aiutandoli apertamente e segretamente, a ottenere risultati positivi alle elezioni». Ci sono poi leader che vengono attaccati direttamente. È il caso della premier estone, Kaja Kallas, grande sostenitrice dell’Ucraina, e finita sulla lista dei ricercati dalla Russia. In termini di conflitto non lineare, una vera dichiarazione di guerra.