La crisi globale richiede alle forze sociali e politiche e ai cittadini «una maggiore sobrietà nei comportamenti». Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato alla presentazione del libro «La via dell’austerità», dedicato alla figura di Enrico Berlinguer. «Serve una seria e approfondita riflessione sulla crisi globale che ha investito il Paese – ha osservato Napolitano – e non c’è dubbio che si richiede alle forze sociali e politiche e a ogni cittadino una concreta assunzione di responsabilità e una maggiore consapevolezza e sobrietà nei comportamenti individuali e collettivi». Le parole del capo dello Stato non sono da mettere direttamente in relazione allo scandalo Ruby, ma certo – dato il momento particolare che sta vivendo il nostro Paese – nemmeno lo ignorano. Del resto, quello che il presidente doveva dire in proposito, l’ha fatto l’altro ieri con un esplicito comunicato, in cui si parlava di «turbamento». Poi ha dato l’ok al comunicato in difesa della magistratura ma anche contro i «processi sommari» diramato dal vicepresidente del Csm Vietti. Ora attende di capire quali saranno i futuri sviluppi, preoccupato di un avvitamento dello scontro istituzionale forse senza precedenti, in un mandato – il suo – finora tutt’altro che tranquillo. Confortato dalle ribadite valutazioni e preoccupazioni espresse dalle voci più autorevoli della Chiesa e del mondo cattolico, con le quali nota una consonanza molto forte. Ieri mattina il presidente della Repubblica ha partecipato a Roma allo scoprimento di un busto dedicato a Alexander Dubcek, il leader della Primavera di Praga. Anche in quella occasione, non ha mancato di rivolgere il suo pensiero alla situazione italiana: «Il fatto che ci ritroviamo insieme dimostra come antiche contrapposizioni ideologiche siano state superate e davvero ci siano le basi affinché in Italia ci si riconosca in un insieme di valori comuni». Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha lodato la lungimiranza di Napolitano, quando era dirigente del Pci, in occasione dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia.