mercoledì 18 maggio 2011
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Letizia Moratti dopo il flop di lunedì, recita il “mea culpa” per una campagna elettorale troppo al di sopra delle righe e promette di rimettersi «in gioco, ripartendo da zero e dalla gente». Non solo, in un confronto molto duro con Silvio Berlusconi, il sindaco uscente ha reclamato la regia del rush finale di questo scontro elettorale. «Silvio, per favore... – avrebbe detto Moratti al presidente del Consiglio – lasciami fare e tu da questa partita stanne fuori». Il Cavaliere ha ascoltato lo sfogo del candidato di Pdl e Lega Nord e alla fine ha accettato. Moratti era molto contrariata anche dall’ingerenza nella sua campagna di alcuni esponenti del Pdl, come Daniela Santanché, che hanno esasperato i toni, distraendo gli elettori dai veri problemi della città e dalle tante ricette che invece, il primo cittadino uscente, avrebbe in realtà attuato, come per esempio «il non aumento delle imposte locali». Letizia Moratti è pronta a vendere cara la pelle al ballottaggio. Ricalibrate le tattiche di comunicazione, mandate a casa alcune agenzie di comunicazione (come l’importante Sec), cambiati gli spin doctor, con un riavvicinamento al suo ex uomo di fiducia Paolo Glisenti. «Credo che per troppo amore per la città e per i milanesi, abbiamo sbagliato i toni della campagna per Milano. Ora voglio rimettermi in gioco – spiega Moratti –. Si apre una fase nuova, nella quale possiamo riprendere un contatto con tutte le persone, nelle vie, nelle piazze, con le quali abbiamo passato questi cinque anni. Le problematiche, le difficoltà, le criticità le conosciamo e alcune le abbiamo risolte e altre vogliamo risolverle completando il nostro lavoro». Il risultato registrato da Letizia Moratti nelle elezioni comunali a Milano ha risentito di una campagna «un po’ troppo arrabbiata – ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani –. I numeri non sono devastanti e ora c’è una battaglia tutta da fare, lavorando porta a porta». Suona la carica anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: «Adesso si riparte da zero e noi torneremo a rivolgerci a tutti gli elettori moderati e riformisti, anche a quelli che hanno preferito altre opzioni al primo turno».Intanto, sull’altro fronte si dice no a possibili alleanze con il Nuovo Polo e con il movimento Cinque Stelle. «Grillo e Casini? Non mi sembra il caso...». La voce filtra dall’entourage di Giuliano Pisapia. Nella disamina delle tattiche per la volata finale di domenica 29 e lunedì 30, messe a punto ieri mattina, Pisapia è stato chiaro. «Squadra che vince non si cambia», confermano i suoi più stretti collaboratori dell’avvocato milanese. Non solo, Pisapia ha confermato ieri quanto affermava già alle primarie del Centrosinistra: «L’Udc? Non ci si può alleare con chi ha partecipato per 15 anni a giunte di centrodestra che hanno costruito una città che non ci piace». Grillo? Ci sono punti (pochi) in comune. Tutto qui. Anche se in 15 giorni le cose possono cambiare. È chiaro invece che Pisapia parlerà agli elettori centristi e di Grillo, ma non è detto appunto che farà accordi con i leader di partito. Anche perché il metodo trovato, assicurano ancora al comitato elettorale del centrosinistra, quello di parlare ai cittadini a riguardo dei problemi della città per ora ha funzionato. «Li abbiamo asfaltati...», dicono e i dati confermano: «Il sindaco uscente Letizia Moratti per soli 671 voti ha evitato il “cappotto” al primo turno». La crescita di voti? «Pisapia ha preso più voti della coalizione, ciò significa che ha portato un valore aggiunto, riattivando quelle centrali di voti del riformismo che si erano un po’ perse», dice Andrea Fanzago, storico e riconfermato consigliere comunale del Pd.
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