L'inaugurazione del commissariato a Casal di principe - .
Da una parte, un sindaco che ha speso tutta la sua carriera politica a lottare contro la camorra e che incassa l’ennesima vittoria dello Stato sul crimine organizzato nel suo Comune. Dall’altra, un’amministrazione comunale decapitata dalla magistratura poiché ritenuta legata a doppio filo a uno dei più sanguinari clan camorristici della Campania. Ieri, due opposte facce della politica campana si sono incrociate.
Da poche ore, a Melito di Napoli, il sindaco, il presidente del Consiglio comunale e due consiglieri comunali erano stati arrestati in seguito a un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia sugli interessi del clan Amato-Pagano (i famigerati “Scissionisti”, protagonisti delle faide che negli ultimi decenni hanno insanguinato Napoli e l’area a nord del capoluogo campano) a condizionare la vita politica locale, quando a Casal di Principe andava in scena l’ennesimo atto di riappropriazione del territorio da parte dello Stato nel Comune del famigerato clan dei Casalesi: l’inaugurazione del locale commissariato di polizia, a lungo invocato dal sindaco Renato Natale.
È stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a scoprirne la targa. Con lui c’era il capo della polizia, Lamberto Giannini. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) – ha dichiarato il ministro Piantedosi, che due mesi fa era stato nella vicina Casapesenna per dare l’avvio ai lavori di abbattimento della villa in cui fu arrestato Michele Zagaria – si realizza un presidio di polizia, un presidio di legalità, un presidio dello Stato che vuole dare risposte. Qui lo Stato c’è». Il commissariato, che sorge in pieno centro all’interno di un bene confiscato a un esponente del clan dei Casalesi, Dante Apicella, avrà competenza sui territori della stessa Casal di Principe, di Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Villa di Briano e San Marcellino, in cui la cosca di Casale opera da decenni. Da questa struttura di due piani è partita, 15 anni fa, mentre il boss Giuseppe Setola seminava il terrore nel Casertano col suo gruppo fuoco a suon di omicidi e stragi, l’offensiva delle forze dell’ordine contro il clan. Qui, infatti, fino a inizio 2017, aveva la propria sede la sezione della squadra mobile di Caserta protagonista negli anni passati delle più importanti indagini contro i “Casalesi”. Su tutte, quelle che hanno portato alla cattura dei capi della cosca, Antonio Iovine e Michele Zagaria.
Il 21 marzo scorso, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, Casal di Principe ha ricevuto la visita del capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha reso omaggio alla tomba di don Peppe Diana, fatto ammazzare, il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, dal clan dei Casalesi per il suo impegno anticamorra. Al fianco del sacerdote c’era un gruppo di giovani di cui faceva parte anche l’attuale sindaco. Eletto per la prima volta in quegli anni, minacciato a lungo di morte dal clan dei Casalesi, dal 2014 è primo cittadino di Casal di Principe. Tutt’altro sembra essere lo scenario, si diceva, nell’area a nord di Napoli, dove l’amministrazione comunale di Melito è stata invece duramente colpita dai magistrati antimafia.
Il sindaco, Luciano Mottola, il presidente del Consiglio comunale, Rocco Marrone, e altri due consiglieri comunali sono stati arrestati nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli sull’attività del clan Amato-Pagano nel condizionare le ultime amministrative. In particolare, gli “Scissionisti” avrebbero appoggiato al primo turno delle ultime amministrative, svoltesi nell’autunno 2021, un candidato opposto a Mottola. Poi, con un accordo successivo, avrebbero fatto confluire i propri voti al ballottaggio sull’attuale sindaco, sostenuto da Fratelli d’Italia e altre liste civiche, contribuendo di fatto a determinarne la vittoria, avvenuta con 387 voti di scarto, sulla candidata appoggiata da Pd e M5s, Dominique Pellecchia.