Nuovi scontri a fuoco ieri a Tripoli mentre il piano «Karama » («Dignità») del generale Khalifa Haftar raccoglie il supporto di nuovi pezzi di apparato dello stato libico. Un copione da 'nuovo Egitto', accusano i Fratelli musulmani, mentre ad Augusta è attesa per l’arrivo – con 24 ore di ritardo a causa del cattivo tempo – della fregata Grecale e del pattugliatore Foscari della Marina Militare con a bordo 488 migranti soccorsi a sud di Capo Passero tra il 19 ed il 20 maggio. Tra loro anche 133 minori e 64 donne. Una crisi che si avvita su se stessa e per cui si temono pure importanti sviluppi sul versante immigrazione. Gli scontri, a Tripoli, sono scoppiati vicino alla base della difesa aerea di al-Yarmouk, dopo che il comandante in capo dell’aviazione aveva annunciato il proprio sostegno al generale Haftar che vuole sciogliere il Parlamento e reprimere i gruppi islamici. Si erano registrati combattimenti già in nottata anche vicino alla base militare di Tajoura, alla periferia di Tripoli: due morti, uno dei quali cittadino del Mali, il bilancio degli scontri. Bombardata pure la sede degli uffici Nato, ha fatto sapere il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli. Giallo, invece, sull’adesione al golpe da parte del ministro dell’Interno, Saleh Mazeg: «Sto con il popolo libico », non con l’ex generale Khalifa Haftar ha precisato il ministro a un’emittente pochi minuti dopo che l’agenzia ufficiale Lana aveva annunciato che il ministero si era unito al generale. Con Khalifa Haftar è invece l’ambasciatore libico alle Nazioni Unite, Ibrahim al-Dabashi: quello del generale in pensione «non è un golpe, ma un movimento nazionalista », ha dichiarato esprimendo il suo appoggio alla richiesta di sospensione del parlamento dominato dagli islamici. Sempre più chiaro lo scontro fra la formazione paramilitare di Haftar e gli islamisti: «C’è solo un nemico, i Fratelli Musulmani, il morbo maligno che cerca di infettare le ossa del mondo arabo», ha tuonato l’ex generale in una intervista ad
Asharq Al-Awsat. In serata il Parlamento annuncia di appoggiare «tutte le iniziative contro il terrorismo, ma sotto il controllo delle istituzioni». Le milizie della città di Misurata, considerate tra i più forti gruppi armati vicini ai Fratelli musulmani e ai gruppi islamisti, hanno annunciato di essere contrari «al tentativo di golpe » ma di non voler entrare a Tripoli per difendere le istituzioni, come richiesto dal presidente ad interim Nouri Abu Sahimin. Le milizie di Misurata si sarebbero invece proposte di mediare tra le parti per evitare di scontrarsi con le brigate al Saiq e al Qaaqa, forze armate provenienti da Zintan che hanno invece aderito al piano «Karama» di Haftar. L’Italia intanto si prepara ad accogliere i quasi 500 migranti, in gran parte siriani, salvati a sud di Capo Passero. I barconi sui cui viaggiavano i migranti sono stati rimorchiati dalle navi della Marina e saranno messi a disposizione della Procura di Siracusa quale elemento probatorio connesso al reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Sempre nel pomeriggio di martedì la nave anfibia San Giorgio ha soccorso un’altra imbarcazione in difficoltà con 458 persone a bordo. Tutti i 458 migranti sono stati trasbordati sulla motovedetta CP940 della Capitaneria di Porto che dirige per il porto di Pozzallo per il successivo sbarco dei migranti. A supporto delle operazioni di soccorso sono intervenute anche due navi mercantili.