L’infinita coda di camion, oltre un centinaio, diretti verso l’impianto di Caivano, in provincia di Napoli, dove si scarica monnezza sempre più a rilento - .
Sono più di 120, fermi in una lunga fila che arriva fino allo svincolo della superstrada. Sono gli autocompattatori in attesa di scaricare i rifiuti nell’impianto Stir di Caivano. Peggio di sei mesi fa quando ne avevamo contati una novantina. È mattina e sicuramente a sera saranno di più. «In questi giorni siamo arrivati anche a duecento», mi dice un autista, sconsolato. Si arriva ad aspettare più di due giorni.
E non solo qui. Analoghe file ci sono anche negli Stir di Giugliano e Tufino. Il motivo questa volta non è, come lo scorso anno, il fermo per manutenzione del termovalorizzatore di Acerra, l’unico della Campania, ma l’ordinaria disorganizzazione, la perenne emergenza. Negli Stir, infatti, arrivano i rifiuti indifferenziati che vengono lavorati e divisi in secco e umido. Il primo va ad Acerra, il secondo dovrebbe andare in discariche o per rimodulare le cave. Ma dagli impianti ne esce poco. Perché la frazione umida prodotta dagli Stir non trova più collocazione. Sono andati deserti tutti i bandi. La Sapna, l’azienda regionale, non riesce a liberare gli impianti da questo materiale e così non riescono a lavorare nuovi rifiuti. Ma se i camion sono fermi per giorni non possono andare a raccogliere i rifiuti che così si accumulano per strada. Ma perché le gare vanno deserte? Due i motivi. Uno vecchio e uno più recente.
La Regione attualmente è molto lenta con le gare perché è “ingolfata” con lo smaltimento delle vecchissime ecoballe. Inoltre l’emergenza rifiuti a Roma ha fatto lievitare i costi per la riallocazione di questo materiale. L’effetto è davanti a tutti. Dopo la tappa allo Stir ci spostiamo nella cosiddetta “area vasta” di Giugliano, quella delle enormi discariche delle ecomafie. Percorriamo via Santa Maria a Cubito. Rifiuti ovunque, tantissimi. Non ne vedevamo così tanti dai tempi delle emergenze di più di dieci anni fa. Ci sono anche carcasse di automobili. Una ventina di operai con le casacche gialle sono al lavoro, ma per tagliare erba e cespugli. I rifiuti non li toccano.
Non è loro competenza. Ed eccoci alle discariche. La più famosa, la Resit di Cipriano Chianese (condannato a 18 anni per disastro ambientale assieme al boss camorrista Francesco Bidognetti), è stata da poco messa in sicurezza: percolato e biogas sotto controllo, ora sembra una collinetta con erba e alberi, ci sono perfino le panchine, i giochi per i bambini e due grandi murales con le immagini di Giancarlo Siani e Peppino Impastato. Tutto frutto del efficace lavoro del commissario straordinario Mario De Biase. Ma dopo due proroghe il suo incarico è scaduto a dicembre, anche se il lavoro da fare è ancora tanto.
200
I tir carichi di rifiuti fermi in coda ogni giorno davanti agli Stir di Caivano, Giugliano e Tufino
24 ore
Il tempo medio necessario perché un tir possa scaricare i rifiuti (a causa della disorganizzazione)
+25%
L’aumento dei roghi di rifiuti (soprattutto domestici) nella Terra dei fuochi nel 2019, dopo 6 anni di calo
155
I militari destinati alla sorveglianza h24 dei siti di stoccaggio nella Terra dei fuochi per evitare problemi
968
Le imprese coinvolte nello smaltimento che sono state controllate nel 2019 (370 sono state sequestrate)
Toccherebbe alla Regione. Ma nessuno fino all’ultimo si è preoccupato di cosa fare dopo, né la Regione né il governo (De Biase dipendeva dalla Presidenza del Consiglio). Nel frattempo gli uffici del commissario sono stati vandalizzati più volte, a conferma che il tema rifiuti e bonifiche è ancora molto caldo. Solo il 16 gennaio si è tenuto un vertice tecnico a Roma nel quale la regione finalmente ha annunciato di assumersi la responsabilità di completare le bonifiche chiedendo però al governo fondi e personale. Il ministro Costa ha assicurato la massima collaborazione.
Vedremo. Proseguiamo su una strada sterrata, tra frutteti e discariche. Zona Ponte Riccio, uno degli immensi depositi di ecoballe, quasi cinque milioni di balle di rifiuti ammucchiati in cumuli a forma di piramide da più di 15 anni. Nel 2016, in pompa magna, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, diede finalmente il via allo smantellamento. A che punto siamo? Su uno degli ingressi ci sono due cartelli, riguardano gli appalti relativi ai lotti 2 e 4, ciascuno per poco più di 21 milioni di euro. Vinti da Ecosistem di Lamezia e A2A di Brescia nel novembre 2017. Date previste per la fine dei lavori il 3 e l’11 novembre 2019. Tutto scritto sui cartelli. Ma le ecoballe sono in gran parte ancora lì.
Vediamo entrare alcuni grandi camion (non c’è la fila dello Stir...). Si avvicinano alle piramidi, una gru con la benna prende una balla da una tonnellata che si apre e letteralmente si sfarina. Sono rifiuti del 2001, secchissimi, quasi polvere, al punto che un mezzo spruzza acqua per evitare che sia inalata dagli operai. Finiranno quasi sicuramente in un inceneritore, con buona pace di chi pensava si potesse recuperare qualcosa. Ma con questi ritmi chissà quando si finirà. Ma l’inferno non finisce qui. Seguendo ancora la stradina arriviamo a un incrocio. Qui ci accoglie un mucchio di lastre di eternit, sicuramente scaricate da poco, assieme ad altri rifiuti pericolosi. Siamo alle spalle dello Stir di Giuliano ma evidentemente nessuno sorveglia. Seguiamo la recinzione e improvvisamente compare un piccolo accampamento di rom. Una ventina di baracche e roulotte, proprio lungo il muro di un biodigestore privato. Rifiuti ovunque, anche carcasse di auto. Degrado su degrado, ancora una volta i rifiutati finiscono tra i rifiuti. Ma non è tutto. Mentre torniamo indietro vediamo alcune auto ferme. Due persone a bordo. È il mercato del sesso, proprio qui. Davvero un luogo che somma scarti su scarti.