Circa 21mila richiedenti asilo e rifugiati si sono rivolti lo scorso anno ai presidi romani del Servizio dei gesuiti per i rifugiati ( Jrs) presenti in Italia, usufruendo dei servizi di accoglienza: sono la maggioranza dei 37mila migranti forzati assistiti nel 2013 dall’associazione Centro Astalli – costola italiana del Jrs – presso le sue otto sedi territoriali, da Trento a Catania. Altro che fine dell’emergenza, sembrano gridare le cifre snocciolate dal Rapporto 2014 stilato dal Centro Astalli, che conta oltre 480 volontari. «La crisi economica continua a colpire in modo particolare i più vulnerabili. Anche persone che da tempo avevano intrapreso un percorso di autonomia sono state costrette a rientrare nel circuito dell’assistenza. Sempre numerose, tra le persone incontrate, le vittime di tortura: ne sono state individuate e assistite 713, per la maggior parte provenienti da Paesi africani », ha riferito ieri mattina il gesuita padre Giovanni La Manna, presidente dell’associazione, presentando il volume nella gremita Sala Squarzina del Teatro Argentina. «I servizi del Centro Astalli sono molti, ma certo non sono sufficienti. Nella comunità dove vivo abbiamo deciso di ospitare un rifugiato. Abbiamo poi esteso a tutti un invito semplice: accogliamo un rifugiato in ogni comunità religiosa o laica, come testimonianza autentica del desiderio di riportare la persona al centro della società». Un’idea sostenuta da papa Francesco lo scorso 10 settembre, durante la sua visita al Centro Astalli. Ma gli appelli del Pontefice non bastano: «Il 3 ottobre 2013 abbiamo assistito impotenti al naufragio di Lampedusa. Le proporzioni eccezionali di quella tragedia (366 eritrei morti, tra i quali donne e bambini) potevano essere l’occasione per un cambiamento. Invece dopo l’emozione, c’è stato di nuovo indifferenza e silenzio. Erano passati appena tre mesi dalla visita di papa Francesco a Lampedusa e dal suo monito: “Neanche più un morto nel Mediterraneo”. Continua la silenziosa strage nel mare e nel deserto, le cui vittime sono uomini, donne e bambini colpevoli solamente di cercare un posto sicuro dove vivere», ha denunciato padre La Manna. Lo scorso anno le domande di asilo presentate in Italia hanno registrato «un incremento del 60% rispetto al 2012: sono state 27.830», ha riferito Berardino Guarino, direttore dei progetti del Centro Astalli, che ha distribuito oltre 400 pasti al giorno nella sua mensa, per un totale annuale che supera quota 102mila. «Tutti i nostri servizi hanno registrato una forte domanda di accesso, a dimostrazione del fatto che i bisogni primari dei rifugiati restano immutati, spesso anche a distanza di anni dall’arrivo in Italia, a causa di una cronica mancanza di programmazione: siamo ancora lontani dall’avere un sistema nazionale per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati unitario, integrato e commisurato ai flussi di arrivo», ha rilevato. Da parte sua, il sindaco di Roma capitale Ignazio Marino ha assicurato: «Il Bilancio di previsione 2014, nelle prossime settimane, proteggerà i servizi sociali. Voglio impegnarmi moltissimo perché gli spazi a disposizione dei rifugiati sono insufficienti».