martedì 14 maggio 2024
La generazione Z teme che la concorrenza dell'Intelligenza artificiale possa rendere più difficoltoso trovare un impiego. Poca formazione, scarso interesse delle ragazze
Perché i giovani hanno paura dell'IA
COMMENTA E CONDIVIDI

I giovani temono la concorrenza dell’IA

Che impatto avrà lo sviluppo sempre più accelerato dell’intelligenza artificiale sulle prospettive di lavoro della Generazione Z? I giovani vedono nell’IA più un rivale che una risorsa: uno studente delle superiori su tre ha paura che machine learning e algoritmi possano sottrargli buone opportunità lavorative eppure, malgrado timori e perplessità, restano una minoranza coloro che si stanno formando per essere pronti alla sfida dell’AI. A dipingere questo quadro per certi versi sorprendente, è l’edizione 2024 di “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net in collaborazione con ELIS – realtà no profit che forma persone al lavoro – su un campione di 2.500 alunni delle scuole superiori. La ricerca è stata presentata in occasione della ELIS Open Week, l’evento di orientamento organizzato per avvicinare gli studenti alle aziende leader nei settori tecnico-tecnologici.

Maschi preoccupati, femmine disinteressate

L’innovazione, dunque, è guardata con sospetto. Per una porzione importante degli studenti intervistati (27%) ci sono alte probabilità che l’intelligenza artificiale possa intralciare la realizzazione personale. E una fetta non trascurabile (8%) parte già sconfitta, archiviando qualsiasi sogno di gloria per colpa dell’AI. Solo un quinto (19%) non manifesta timori di sorta. Più nello specifico, a mostrare le preoccupazioni maggiori sembrano essere i maschi che, del resto, sono i più orientati verso settori tecnici: qui gli sfiduciati, totali o parziali, superano il 40%, percentuale che tra le ragazze si ferma poco sotto la media (33%).
Per molti la concorrenza dell’IA è da estendere all’intero sistema produttivo: per 1 intervistato su 4 ogni settore è a forte rischio, mentre circa il 30% pensa che problemi ci saranno, ma solo i comparti più votati al digitale potrebbero rinunciare sempre più di frequente alle persone in carne ed ossa. Comunque, la maggior parte del campione pensa sia ancora presto per evocare l’apocalisse: il 37% crede che molte attività richiederanno ancora a lungo l’intervento umano.

Paura sì, ma la formazione può attendere

La preoccupazione non sembra abbastanza, però, se solo un terzo degli studenti sta cercando di non presentarsi imbelle alla sfida con L’IA: appena il 34% utilizza sempre o molto spesso quegli strumenti di intelligenza artificiale generativa, come per esempio Chat GPT, di cui è piena la Rete. Addirittura 1 su 4 non li ha mai provati. Un risicato 28% si informa con una certa assiduità sui progressi compiuti dal machine learning, leggendo articoli o seguendo corsi e tutorial online.

Benvenuti i lavoratori stranieri

Tutt’altro approccio è invece quello adottato dai lavoratori di domani nei confronti dei lavoratori in arrivo da altri Paesi, specialmente se migranti o in fuga da contesti geopolitici critici: solo l’8% vive con la preoccupazione che il multiculturalismo possa peggiorare le prospettive occupazionali degli italiani, in ogni settore. Per tanti altri (44%) la minaccia potrebbe valere giusto per compiti a bassa specializzazione. La maggior parte degli intervistati (48%) pensa, invece, con costanza e impegno un buon lavoro si può sempre trovare. Per oltre 7 intervistati su 10 gli stranieri possono aiutare l’intera economia, portando a un arricchimento in termini di visione e modalità operative. Per il 16% sono addirittura una necessità, svolgendo quei lavori che noi non vogliamo più fare.

A scuola serve più dialogo con il mondo esterno

«Il timore davanti a una profonda trasformazione tecnologica come l’Intelligenza Artificiale e – osserva Pietro Cum, Amministratore Delegato ELIS – è alimentato anche dalla mancanza di competenze. La formazione che ricevono i giovani riguarda spesso nozioni del passato e l’orientamento che dovrebbe spalancare le finestre sul futuro soffre di un sistema dell’istruzione che fa ancora fatica a dialogare con il mondo esterno e le sue rapide evoluzioni. Nella nostra esperienza, tuttavia, collaborando con scuole, istituzioni e imprese, constatiamo che la voglia di cambiare c’è. Potenziare le attività di orientamento e la formazione sulle cosiddette materie STEM sono obiettivi fondamentali sui quali continuare a lavorare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: