Il re del gossip, Alfonso Signorini, lo porta sul terreno prediletto: i «comunisti in cachemire». E il Cavaliere, in collegamento telefonico, non si sottrae, mediando per il pubblico della seconda serata di Canale 5 - stavolta non quello impegnato di Matrix, ma quello light di Kalispera - la tesi politica che lo accompagna dal ’94 e che ricorre con più frequenza nelle fasi pre elettorali: «Si, i comunisti esistono, non basta cambiare nome e vestire bene, la loro tattica è sempre la stessa: mistificare la realtà, demonizzare l’avversario, come fanno con me utilizzando i magistrati a loro vicini. Per loro sono solo un ostacolo da eliminare».Una bomba condita di battute («mai avuta una tresca con una di sinistra!», esclamazione seguita però da un «no comment» sull’ex moglie Veronica Lario), lanciata fuori dal campo della sua maggioranza, forse per alleggerire le tensioni con l’asse Bossi-Tremonti e indicare loro il comune 'nemico': gli ex Pci, appunto. Non è un caso che l’affondo avvenga poche ore dopo aver incassato l’ennesima 'fiducia a tempo' del Senatur sull’operazione-allargamento. I tre (premier, ministro e leader della Lega) si sono sentiti martedì sera, mentre Bossi e Tremonti celebravano la dolomitica 'cena degli ossi'. Da quanto ha detto Bossi ieri («i numeri stanno crescendo») si intende che Berlusconi ha portato in dono nuovi nomi per la maggioranza - come accertano i pontieri della neonata 'area dei responsabili' - e conferme sul 'sì' al federalismo. Anche se il senatur dribbla: «L’ho solo salutato, ci ha parlato Tremonti... ».Nella speranza di aver congelato la querelle interna - con annessa dose di veleni sulla tentazione del ministro di correre alle urne per poi sostituirlo a palazzo Chigi - Berlusconi si consegna volentieri nelle mani di Signorini. Il conduttore gli offre un’immagine di D’Alema in cachemire a Saint Moritz: «Presidente, non esistono più i comunisti di una volta...». Il Cavaliere addenta: «Esistono eccome... non è un cachemire che può cambiare il cervello e il cuore della gente». Ovvero, non è una 'tiratina a lucido' che cancellerebbe «il loro passato e gli orrori di un’ideologia spaventosa, che ha prodotto miseria, disperazione e 100 milioni di morti». Una frase che farà dire ad Antonio Misani, della segreteria Pd - dai big nessun commento a caldo - : «Un magnifico sketch, manca però il grande classico: i comunisti mangiano i bambini». Mentre Di Pietro reagisce con più veemenza: «Che c’azzeccano i pm coi comunisti? Solo la sua mente malata può fare questo collegamento...».La discussione modaiol-politica tira in ballo anche Santoro e Grillo. Per il Cavaliere «non basta il trucco di cambiare nome». È vero, continua, «si sono imborghesiti, mangiano caviale, ma sono sempre gli stessi». Con la differenza che «prima andavano nelle case del popolo e ora vanno nei salotti chic». Ragion per cui non c’è nemmeno bisogno che il premier si ancori al potere: «Sono gli italiani che non glielo danno, non si riconoscono in loro». Chiusa la telefonata registrata a ora di pranzo - , affida ai suoi colonnelli il compito di ricordare che «l’asse con la Lega è solido» e che «bisogna evitare le urne», mentre lui continua ad orientarsi nel mare degli onorevoli in bilico. Ma quanti sono? Dieci? Venti? Abbastanza per mettere al riparo le commissioni? Un mistero che porta qualcuno a ipotizzare uno scenario diverso: i nuovi innesti in realtà sarebbero pochi, e il Cavaliere vorrebbe solo andare alle urne «con dolcezza».