Christian Labanti, Agostino Zini, Alessandro Tedeschi e Daniele Nasci, sono alcuni dei volontari che in queste ore hanno salvato la vita di bambini e altri ospiti dell'hotel Rigopiano di Farindola nel Pescarese, travolto il 18 gennaio da una slavina.
La squadra era stata allertata, insieme a un'altra di Parma inviata nell'Alto Abruzzo con compiti socio-sanitari, dal coordinamento nazionale della Protezione civile. I quattro, che appartengono alla stazione bolognese di Rocca di Badolo del Soccorso alpino regionale, guidato da Danilo Righi, sono stati tra i primi a raggiungere, in condizioni estremamente difficili, il luogo dove sorgeva l'hotel: sono arrivati la notte, sugli sci, mentre ogni mezzo di soccorso non riusciva ad avanzare, e hanno subito messo in salvo le due persone che avevano trovato rifugio in auto dal pomeriggio, subito dopo la slavina.
Dopo aver svolto i primi rilievi sulla struttura, i quattro soccorritori della Soccorso alpino sono riusciti a entrare per pochi metri, dando il là di fatto all'operazione che sta portando da oramai tre giorni al recupero di alcuni fra gli ospiti dell'albergo, fra cui tutti i bambini presenti nella struttura alberghiera.
«Ci siamo subito resi conto che non avremmo potuto utilizzare i mezzi - spiega Christian Labanti, ricordando l'arrivo sul luogo della tragedia -. Con gli sci abbiamo percorso gli 11 chilometri che ci separavano da Rigopiano. Quando siamo arrivati, dopo circa tre ore, ci siamo aggiunti alle squadre locali della stazione di Penne e della Guardia di finanza di Roccaraso».
«Le immagini erano impressionanti - continua Labanti- i quattro piani dell'hotel erano rasi al suolo e spostati di 50 metri, anche la hall era ruotata di 40 gradi: impossibile orientarsi con le mappe catastali che ci avevano fornito. Molti reperti (materassi, divani, macchina del caffè) sono stati trovati a circa 400 metri dall'albergo. Abbiamo iniziato a scavare, c'erano 4/5 metri di neve che coprivano tutto, senza fermarci perché sapevamo che sotto c'erano anche dei bambini e che bisognava agire in fretta anche se nessuno di noi poteva immaginare, in quelle condizioni e dopo 52 ore, un esito così positivo. E ne voglio approfittare per ringraziare tutti per il sostegno che abbiamo avuto».
«Quando abbiamo estratto la prima bimba di sei anni, non ci potevamo credere - ricorda Christian Labanti, capo della Stazione alpina bolognese - È stata un vera linfa vitale. Siamo estremamente orgogliosi dell'impresa fatta e siamo anche preparati mentalmente e fisicamente al peggio, ma ho negli occhi Ludovica che mi chiede i biscotti, l'acqua, e la sua mamma, e questo basta per andare avanti».