Lamine Gaye con il sindaco di Vimodrone - .
Ha fatto qualcosa di speciale, e si merita qualcosa di speciale. Lamine Gaye è un gigante di 25 anni venuto dal Senegal, la mattina del 12 maggio ha salvato quattro persone che rischiavano di morire nell’incendio divampato nell’appartamento di Vimodrone (alle porte di Milano) dove vivevano. Stava andando al lavoro, ha visto il fumo e le fiamme che uscivano dall’abitazione, tanta gente che si era radunata e qualcuno che faceva un video con il cellulare. I pompieri non erano ancora arrivati, lui non ha perso tempo: si è arrampicato sul muro esterno, è entrato nella casa, ha chiesto una scala ai vicini e, con l’aiuto di un amico che era con lui, ha portato in salvo quattro cittadini ucraini e il loro cane.
Poi ha telefonato al principale dicendo che avrebbe tardato un po’, e se n’è andato a lavorare. Due giorni fa il sindaco di Vimodrone, Dario Veneroni, ha scritto al presidente della Repubblica, al ministro dell’Interno e al ministro degli Esteri per chiedere la concessione della cittadinanza italiana per meriti speciali a Lamine. « Ha compiuto un gesto eroico e straordinario e ho proposto questo riconoscimento come segno di ringraziamento da parte della nostra città e della nazione per il coraggio e l’altruismo dimostrati da questo giovane, e anche perché la sua storia è davvero esemplare».
Lamine lascia il Senegal a 14 anni, dopo avere attraversato Mali, Burkina Faso e Niger arriva in Libia da dove si imbarca per la Sicilia. Sale a Milano e dopo varie vicissitudini e qualche guaio con la giustizia viene accolto per un periodo di “messa alla prova” a Kayròs, la comunità fondata da don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria. Comincia un percorso di studio e di formazione durante il quale ottiene anche i certificati per la sicurezza e l’antincendio che sono stati utili sia per trovare lavoro (oggi lavora nella security di un supermercato), sia per il salvataggio di cui si è reso protagonista. «Sono grato per l’iniziativa del sindaco, è una sorpresa che mi fa molto piacere - racconta Lamine -. Penso di avere fatto la cosa giusta: di fronte a una casa che brucia e a persone che rischiano la morte non puoi restare a guardare, il cuore ti dice che devi fare tutto ciò che puoi per salvare vite in pericolo. Anche io sono stato salvato, quando la Guardia Costiera ha agganciato il gommone con cui ero partito dalla Libia. In fondo, è una forma di restituzione». Lamine ricorda con gratitudine gli anni trascorsi come ospite della comunità Kayròs di Vimodrone. «E’ stato il mio trampolino di lancio, il luogo della mia ripartenza.
Lì ho incontrato gente che mi ha regalato un’accoglienza sincera, ho imparato ad avere relazioni autentiche, ho capito l’importanza della formazione e del lavoro». Gratitudine è anche la parola che domina nel ricordo di Viktoria Kovalchuk, la donna che la mattina del 12 maggio era al lavoro e in quell’incendio ha rischiato di perdere il marito, un figlio, la madre, la suocera e il cane. Mostra le foto terrificanti dell’appartamento distrutto dalle fiamme in cui vivevano in affitto e che è ancora impraticabile. Lei è arrivata vent’anni fa dall’Ucraina, qui sono nati il secondo e il terzo figlio, la suocera a marzo avrebbe dovuto rientrare in patria ma l’inizio della guerra l’ha costretta a restare in Italia, la madre è fuggita da Sumy, la città natale dove era entrato l’esercito russo. Ora vivono in un piccolo appartamento concesso provvisoriamente dal Comune di Vimodrone, ma la loro esistenza è all’insegna della precarietà, nell’incendio hanno perso tutto. Viktoria, che è qui dal 2000, ha chiesto da tempo la cittadinanza ma i tempi della burocrazia hanno rallentato la sua pratica.
«Sono contenta per l’iniziativa: Lamine merita questo riconoscimento, io e la mia famiglia gli saremo grati per sempre». Da parte sua il sindaco ha in animo di proporre nei prossimi giorni un incontro tra Lamine e la famiglia ucraina nella sede di Kayròs, il luogo dove il giovane senegalese ha cominciato la sua “ripartenza”.