Carlo Calenda (Fotogramma)
«Ora la sfida è allargare. È includere. È aprirsi. È lavorare per le prossime elezioni europee andando con decisione oltre il Pd. È costruire un fronte largo, è preparare una lista unitaria capace di essere casa per le forze civiche europeiste». Sfidiamo Carlo Calenda con una domanda secca: si fida del nuovo segretario? L’ex ministro annuisce. «Mi fido di Nicola Zingaretti. Ha preso un impegno aderendo a 'SiamoEuropei' e lo rispetterà. Contatterà +Europa, Italia in Comune. Ora ha una piena investitura popolare e spetta a lui farlo. Ha una grande occasione. Dopo mesi di incertezza possiamo finalmente lavorare per unire».
Insisto: ci crede? Si fida?
Dopo le primarie abbiamo tutti una responsabilità in più: bisogna lavorare insieme. Sì, ci credo.
Qual è il rischio?
È pensare che il Pd sia autosufficiente. È rinchiudersi nel vecchio recinto e rinunciare a fare una cosa ampia come ci chiedono gli italiani.
È un rischio reale?
Un rischio reale c’è. La tentazione scuoterà pezzi del corpaccione Pd galvanizzato dalla partecipazione alle primarie. Ma spero che Zingaretti abbia chiaro che il Pd che si chiude non ha futuro. Alle europee con una lista unitaria delle forze civiche e politiche europeiste potremmo superare il 30 per cento. Rinunciando a questo progetto, il Pd rischia l’ennesima batosta.
Qual è il passo concreto per dimostrare già alle europee la capacità di aprirsi?
Le candidature. Metà devono arrivare dalla società civile. Sia chiaro non ho nessuna presunzione di sceglierle io, ma la lista unitaria non può essere una riedizione del Pd. Ci sono mondi da valorizzare. E persone che li rappresentano. Penso a Enrico Giovannini, economista teorico dello sviluppo sostenibile, al sindacalista della Cisl Marco Bentivogli, a persone come Francesca Pasinelli, direttrice generale di Telethon. Penso a quanti partecipano all’operazione Demos...
Questa però è la scommessa di Calenda.
No, è anche quella di Zingaretti. Abbiamo messo a punto un documento con sei proposte su cosa serve all’Europa, partendo da scienza, scuola e lavoro. Zingaretti l’ha sottoscritto. E insieme alla firma del neo segretario Pd c’è quella di sindaci, ammini-stratori e di duecentomila cittadini che vogliono scrivere una pagina nuova.
Il mondo da cui viene Zingaretti proverà però a trascinarlo su altri percorsi.
Il criterio per entrare nel listone è chiaro: porte aperte solo a chi condivide i punti del programma e a chi respinge l’idea di alleanze con Lega e M5S. Penso a Forza Italia ma anche a una parte della sinistra che cerca alleanze con i Cinque stelle.
Goffredo Bettini è indicato come uno dei pilastri su cui poggerà l’azione politica del neo segretario.
Spero che Zingaretti saprà attingere da mondi nuovi a partire da quello degli amministratori locali del Pd piuttosto che farsi risucchiare nel passato. C’è una rappresentanza da riconquistare e milioni di italiani che si astengono. Serve credibilità nelle idee e nelle proposte. Occorre parlare a popolari e liberal democratici e non rifugiarsi solo nell’identità socialista.
Quali i primi passi che dovrebbe compiere Zingaretti?
Ne immagino due. Subito una grande convenzione delle forze politiche europeiste. Bisogna correre. Credo si possa fare in tre settimane. Per arrivare a una grande mobilitazione a fine marzo. Poi un obiettivo ancora più immediato: costruire un governo ombra per marcare a uomo Lega e M5S.
Questo governo dura?
Dura perché Di Maio sa che se cade è finita la sua carriera politica. E perché Salvini può scaricare ogni responsabilità degli errori fatti sul M5s. Ma non riuscirà a proseguire per molti mesi ancora. I consensi caleranno e il patto scellerato entrerà in crisi. La luna di miele sta finendo e le due forze di governo non avranno la forza di fare una manovra lacrime e sangue da 40 miliardi.
I consensi caleranno?
Lega e M5S hanno perso il controllo dell’economia e del Paese. Rischiamo una recessione profondissima e di farci male sul serio. il Paese.
Vede l’ombra della Troika?
Per quello che potrò, farò qualunque cosa per evitarlo. Guardi la Grecia. È stata distrutta. Devastata socialmente e produttivamente. L’Italia non farà quella fine. Dobbiamo mandare a casa questo governo e riportare in sicurezza il Paese.