Adesso Vanessa e Greta cercano tranquillità, anche se le polemiche sul pagamento di un
riscatto per liberarle dai loro sequestratori in Siria, dove
sono state prigioniere dal 31 luglio a giovedì scorso, non
accennano a placarsi.
Ieri Greta Ramelli, appena arrivata a casa a Gavirate, nel
Varesotto, ha chiesto scusa. Oggi lo ha fatto anche Vanessa
Marzullo, da Verdello in provincia di Bergamo. "Ovvio che
abbiamo chiesto scusa - ha detto -. Greta ha detto le parole
perfette: ci dispiace per il dolore che abbiamo causato". Però,
ed è un però importante che risponde a tante critiche sulla loro
decisione di andare come cooperanti nella Siria dilaniata dalla
guerra civile, "non siamo responsabili del nostro rapimento.
Siamo state chiuse per cinque mesi e mezzo" in vari rifugi. Nei
primi tempi, ha raccontato, ci sono state minacce di morte. E
anche se non hanno subito violenze, la paura di non farcela
c'era. Per questo c'è qualcosa che non rifarebbe. Anche se non
dice cosa.
Nella prigionia "l'unico conforto" è stato essere insieme.
"Ci siamo supportate a vicenda", ha aggiunto Greta, che ha
passato la nottata a parlare con il fratello e oggi è stata con
parenti e amici. "Dal primo secondo all'ultimo - ha raccontato
Vanessa - eravamo mano nella mano". Da quando hanno
lasciato Roma, le due ragazze non si sono più viste "ed è
difficile stare lontano". La prima sera a casa si sono sentite al telefono per
darsi la buona notte. Non si sa se hanno parlato dei titoli di
giornali, delle dichiarazioni, di chi si scandalizza per
l'eventuale riscatto, delle illazioni - "da ridere" secondo papà
Salvatore - sui loro presunti rapporti con i terroristi.
A proposito di riscatto, il Codacons ha presentato un esposto
alla Corte dei Conti, perché accerti se c'è stato un danno
erariale. E il presidente della commissione Difesa del Senato,
Nicola Latorre (Pd), ha proposto per chi va nelle zone di guerra
un via libera preventivo da parte delle autorità italiane,
altrimenti si potrebbero prevedere delle sanzioni.
A difendere le due cooperanti è stata Laura Boldrini, che
prima di essere eletta presidente della Camera è stata portavoce
dell'alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati.
"Ritengo che ci siano alcune polemiche veramente inaccettabili,
insopportabili e non degne di considerazione - ha detto -. La
solidarietà è un valore fondante anche nella nostra
Costituzione". Secondo la presidente della Camera, "bisogna
apprezzare lo slancio" di Greta e Vanessa anche se in contesti
difficili "bisogna essere prudenti, bisogna avvertire le
autorità dell'ambasciata, bisogna sapersi muovere". "Ma in
passato - ha aggiunto - si è visto come anche le persone più
esperte possono essere oggetto di sequestro".
E per salvarle si paga un riscatto.A ricordarlo è stato il
deputato Ncd Fabrizio Cicchitto. "Anche il governo Berlusconi
fece gli stessi tipi di interventi per salvare Luciana Sgrena, e
Calipari morì per questo, e le due Simona, quindi - ha osservato
- su questo terreno le polemiche di parte sono inaccettabile
esercizio di ipocrisia se si pensa a come erano formati e quali
maggioranze avevano i governi Berlusconi".
Per ora, le due giovani cooperanti non hanno alcuna
intenzione di tornare in Siria: "continueremo ad aiutare da qua
- ha assicurato Vanessa -. Non dimentichiamo che c'è un massacro
in corso". "Non ci arrendiamo - le ha fatto eco Greta - adesso
purtroppo le cose sono andate così ma il bene va fatto e le
ingiustizie vanno combattute"
Le accuse alla 'rete'. Non ci stanno ad essere bollati
come integralisti, parte di una 'rete' bolognese che in modo più
o meno clandestino avrebbe aiutato Greta Ramelli e Vanessa
Marzullo a raggiungere la Siria. E chi da anni li conosce li
difende: come il sindaco di Budrio, il paese del Bolognese dove
abita uno di loro, o il giornalista Amedeo Ricucci.
Per i tre siriani citati in notizie di stampa che riprendono
una informativa del Ros parla soprattutto il più anziano, il
medico Nabil Al Muredden: "Noi se qualcuno chiede di aiutarlo a
favore del popolo siriano siamo disponibili, però di fare altre
cose assolutamente no. Ma che veniamo accusati o marchiati di
essere integralisti questa è una cosa inaccettabile".
È stupito per la fuga di notizie. "Dobbiamo denunciare chi
ha scritto queste cose. E possiamo arrivare al governo, perché
la sicurezza che fa scappare queste cose...". E ricorda: "siamo
anche italiani, non siamo solo di origine siriana. Ho la
cittadinanza italiana. Sono in Italia da 55 anni". Ricorda di
essere presidente dell'associazione della Comunità araba siriana
in Italia e che per il suo ruolo è stato "citato in una
conversazione tra il presidente regionale degli arabi siriani in
Italia, Yasser Tayeb, e le due cooperanti". E le ragazze avevano
contattato Tayeb, spiega, solo perché "avevano della roba da
donare a scopo umanitario in Siria e lo hanno chiamato per avere
dei contatti"."Sono segreti della sicurezza italiana che scappano fuori e
vengono pubblicati senza nessun timore. La cosa della
telefonata, quelle sono cose segrete. Come hanno fatto ad uscire
dal controllo della sicurezza e andare in mano a giornalisti,
secondo me anche un po' maleducati: non solo hanno trasmesso
questa chiamata, ma anche hanno commentato malamente", aggiunge
il medico, spiegando che nei giorni precedenti non era stato
contattato da nessuno per eventuali verifiche. Dobbiamo denunciare questo giornale, e anche chi l'ha scritto. E possiamo arrivare al governo, perché la sicurezza chefa scappare queste cose qui fuori...", aggiunge, spiegando di riferirsi a chi ha consentito la fuga di notizie.