«Immediato il trasferimento dei richiedenti asilo che da mesi dormono per terra nella galleria Bombi di Gorizia». L’annuncio questa volta non arriva dal sindaco del capoluogo isontino, il forzitaliota Rodolfo Ziberna, nelle ultime settimane protagonista di un braccio di ferro con i volontari che tutte le sere portano in galleria cene calde e coperte, ma dall’assessore regionale alla Solidarietà del Friuli Venezia Giulia, Gianni Torrenti, di ritorno dal Viminale: «Nell’incontro di Roma è stato programmato un percorso di immediato trasferimento di queste persone che occupano la Galleria e vivono quindi in stato di degrado – ha dichiarato –. Ma si vuole anche capire quali siano le ragioni di tanti nuovi arrivi a Gorizia in queste settimane da parte di persone straniere che non provengono dal confine orientale, ma che erano soggiornanti in Europa da anni» (un’inedita 'rotta goriziana', insomma).
Ragioni che il neosindaco Ziberna, che aveva basato la sua campagna elettorale proprio sullo 'Stop all’immigrazione incontrollata', spiegava da una parte con la presenza a Gorizia dell’unica Commissione prefettizia per l’esame delle richieste di asilo di tutta la regione, ma anche con «il business di vere 'agenzie' che dall’Europa portano qui i richiedenti cui gli altri Paesi hanno negato lo status di rifugiati perché non ne hanno diritto ». E puntava il dito anche contro i volontari, gli unici che intanto, nei ritardi della politica e nei rigori delle notti all’addiaccio, hanno evitato il peggio: «Finché si sa che a Gorizia ogni giorno c’è chi dà da mangiare a tutti fuori dalle regole dell’accoglienza strutturata, è chiaro che verranno sempre di più qui». In realtà il Comune non dà ricovero a nessuno, il cento per cento delle strutture che a Gorizia danno un tetto ai 350 profughi e richiedenti asilo (con convenzione prefettizia) sono della Chiesa o ad essa collegate, ed è la Caritas diocesana da anni ad assicurare ogni giorno i pasti ai poveri della città, italiani o stranieri che siano. Un impegno che, sottolinea l’arcivescovo Carlo Redaelli, «ha sopperito alle mancanze delle pubbliche istituzioni, Comune e Prefettura. Bisogna saper distinguere tra accoglienza, tema complesso e annoso, ed emergenza: mentre la politica nazionale e internazionale cerca le soluzioni, non possiamo lasciare che le persone muoiano. Qui la notte siamo già a meno due...». Se dunque, come annunciato da Torrenti, la galleria Bombi sta per essere definitivamente sgomberata «siamo i primi ad esserne soddisfatti – conclude l’arcivescovo –, perché quel dormitorio a prova di bora non era certo una soluzione dignitosa: in questo caso le istituzioni pare abbiano preso le decisioni giuste anche se tardive, vedremo nel futuro se continueranno ad occuparsi di queste persone, dato che dopo i primi sgomberi già questa notte c’erano trenta persone».
La Chiesa non abbassa l’attenzione: se tornerà l’emergenza «noi ci saremo, con le nostre strutture e con misure aggiuntive», come la grande tenda riscaldata di Medici senza Frontiere, pronta da installare su suolo della diocesi. Emergenza che però il sindaco Ziberna esclude: «La scorsa settimana i cento richiedenti asilo in galleria sono già stati trasferiti con i pullman in strutture attrezzate. Le poche decine che restano lo saranno a breve, pare già venerdì mattina (domani, ndr): prima verranno accompagnati in questura a fare i documenti, poi alle adempienze sanitarie, infine nei centri di accoglienza qui in zona, dove occuperanno altrettanti posti appena lasciati liberi da altri migranti trasferiti in altre regioni d’Italia secondo il piano nazionale dell’accoglienza ». La mattina stessa la galleria, dove in questi mesi solo i volontari (tra loro anche medici del Cuamm) hanno provato a garantire il minimo accettabile di pulizia e decoro, «verrà igienizzata e chiusa da entrambi i lati, per essere riaperta al traffico automobilistico tra 3 o 4 mesi, dopo i lavori di ripristino».
Annapaola Porzio, Commissario del governo del Friuli Venezia Giulia nonché prefetto di Trieste, conferma: «Alla ben nota situazione della galleria Bombi si è data una concreta risposta disponendo il trasferimento dei richiedenti asilo. L’ultimo, avvenuto venerdì scorso, ha interessato cento migranti – ha scritto ieri in una lettera a Ziberna e al neo prefetto di Gorizia –. Malgrado ciò questa mattina nella galleria si sono registrate nuovamente numerose presenze: sull’arrivo continuo e consistente di richiedenti asilo a Gorizia sono in corso approfondimenti, anche in collaborazione con le forze di polizia». Inoltre, come da tempo chiedeva Ziberna, la Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale verrà trasferita da Gorizia a Trieste, quando non si sa, ma nel frattempo aprirà una sezione a Udine per snellire le attese dei migranti. Questo, assicura il prefetto, è il «percorso tracciato per ricondurre la situazione alla normalità». «Gorizia sta rispondendo da tempo all’accoglienza di un numero eccessivo di migranti», sottolinea infatti Torrenti, «è necessario ripristinare numeri accettabili». Per l’assessore regionale «è indispensabile la presenza di un centro di prima accoglienza, e a tal proposito c’è quello di San Giuseppe, che non deve essere una struttura permanente ma piuttosto un decoroso primo ricovero nei casi di necessità come quella creatasi nella galleria Bombi». Manco a dirlo, anche il San Giuseppe è una struttura della diocesi.