giovedì 30 maggio 2024
A Castel San Giorgio (Salerno) nel 2023 in media sono stati spesi in scommesse 11.883 euro a cittadino. Nella provincia di Isernia in un anno si è passati da 2.686 a 4.143 euro. Il ruolo delle mafie
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Castel San Giorgio, cittadina di 13.700 abitanti nella Valle del Sarno, in provincia di Salerno. Terra di pomodori ma anche dell’azzardo, in particolare quello online. Lo scorso anno ogni cittadino tra i 18 e i 74 anni ha speso in scommesse, casinò e altri “giochi”, ben 11.883 euro, un incredibile record nazionale. Basti pensare che la media italiana è di “appena” 1.926 euro e che, nella classifica dei comuni, il secondo posto è di Rocca Priora (Roma) con 8.946 euro. Seguono Zola Predosa, nel Bolognese, con 7.884, Martina Franca (Taranto) con 6.498 e Formia (Latina) con 6.130.

Sono alcuni dei dati più preoccupanti de Il libro nero dell’azzardo. Mafie, dipendenze, giovani. Edizione 2024, promosso da Federconsumatori e Cgil. Si parte dal totale, sia online sia fisico. La raccolta complessiva era di 84 miliardi nel 2013, salita a 136 miliardi nel 2022 e a 150 nel 2023. Si ricorda che 150 miliardi equivalgono all’89% della spesa alimentare degli italiani e sono più della spesa sanitaria che nel 2023 ammontava a 131,1 miliardi. Sul totale l’analisi non può andare oltre perché, denuncia il presidente di Federconsumatori, Michele Carrus, «con la Finanziaria 2020 si è introdotto l’incomprensibile divieto di diffusione dei dati di dettaglio del gioco fisico». Dunque l’approfondimento riguarda solo l’online che ha avuto un vero e proprio boom, passando da 49 miliardi del 2020 a 82 del 2023.

Ma dove si spende di più? «È diffusa la valutazione – si legge ancora – che si scommetta di più dove i redditi sono più alti». Invece «è esattamente il contrario». La “tassa sui poveri”, è stato spesso definito l’azzardo. Campania, Sicilia e Calabria nel 2023 hanno sfondato il muro dei 2mila euro giocati online pro-capite. Nel Sud e nelle Isole si spende esattamente il doppio del Nord. Sono siciliane le tre provincie in vetta alla classifica: Messina, Palermo, Siracusa, con oltre 3.200 euro. Seguono a poca distanza Isernia, Taranto e Reggio Calabria. Concludono i primi 10 posti Napoli, Salerno, Caserta e Crotone. Restando al di sopra dei 2mila euro, solo al 29mo posto troviamo la prima provincia del Nord, Imperia, seguita da La Spezia e Savona.

«Una condizione, quella della Liguria, che merita attenzione». Tra i capoluoghi di regione, in testa troviamo Palermo, seguito da Napoli e Bari. Numeri particolarmente elevati anche a Roma, con 2.213 euro e un +13% sul 2022, per un totale di 4,4 miliardi nel solo online, più del doppio di Milano che comunque cresce del 12%. Ma l’aumento maggiore è a Firenze con un + 43% sul 2022. Per ciò che attiene ai capoluoghi di provincia, la classifica si apre con l’incredibile record di Isernia, ancora il Sud, passata nell’arco di un anno da 2.686 euro del 2022 a ben 4.143 euro del 2023. A cosa è dovuto il forte aumento dell’online? Secondo il rapporto, «una quota consistente è da far risalire all’utilizzo di questo canale, da parte delle mafie, come modalità di riciclaggio». La stima è 16-18 miliardi, il 20-22% delle giocate complessive online. Ma c’è un’altra preoccupante causa, «l’irruzione di consumatori nuovi, che più di altri si sentono a casa propria nella Rete: i giovani».

Secondo Federconsumatori Modena, su 1.553 ragazzi delle scuole secondarie, il 41% è stato sottoposto online ad illeciti “adescamenti al gioco”, e con la complicità dei familiari, acquista Gratta&Vinci e accede alle scommesse sportive. Nella fascia 14-18 anni, il 4% dichiara di avere un conto online attivo, mentre un ulteriore 9% è interessato ad averlo. Numeri confermati da chi opera in prima linea. «Questa spesa è sangue della gente. Ma non se ne parla, peggio della droga. E la politica è distratta o complice delle lobby», denuncia don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco. «È una dipendenza studiata a tavolino, con dietro grandi interessi economici. Persone finite nella trappola della povertà si infilano in quella dell’azzardo, illudendosi di trovare una soluzione», avverte Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II. Proprio per questo un sindacato se ne occupa, sottolinea Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil: «Noi ci occupiamo dei diritti delle persone, del bene del Paese. Invece con l’azzardo si tolgono risorse al Paese e si impoveriscono i lavoratori».

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