Prolungare l’apertura delle spiagge fino a ottobre, magari rinviando l’inizio dell’anno scolastico. È l’idea di Umberto Buratti, sindaco di Forte dei Marmi (Lucca), preoccupato per una stagione balneare che quest’anno vede nero, tra crisi economica e maltempo che ha allagato l’Italia da nord a sud. Gli risponde a stretto giro di posta il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: non se ne parla, i calendari sono stati già decisi e il posticipo «potrebbe danneggiare le famiglie».A Forte dei Marmi già da due anni la chiusura degli stabilimenti balneari è posticipata ai primi di novembre. Una decisione presa a suo tempo dal sindaco: «Purtroppo l’apertura a metà settembre delle scuole – spiega – penalizza i potenziali turisti italiani. Per questo ho deciso di chiedere al ministro di posticipare a fine settembre la riapertura dei plessi scolastici, con la speranza che, viste le eccezionali avverse condizioni climatiche di questa estate, l’autunno possa essere più clemente. Credo che sarebbe un concreto aiuto all’economia turistica». Posticipando la riapertura delle scuole «le famiglie potrebbero diversificare le vacanze preferendo magari settembre al più gettonato agosto», conclude.D’altronde l’idea di prolungare la stagione balneare in queste ore echeggia da più parti, dalla Puglia alla riviera romagnola. Tutti d’accordo sul fatto che se il meteo ha finora penalizzato le presenze turistiche, settembre e, chissà, ottobre potrebbero far recuperare il perduto. E anche qualche politico chiede che il Governo proroghi di almeno 30 giorni le licenze stagionali, da quelle balneari a quelle dei rifugi di montagna.Ma Stefania Giannini rinvia al mittente la proposta del primo cittadino di Forte dei Marmi. È vero, ammette il ministro dell’istruzione, che il maltempo ha creato difficoltà alla stagione turistica. Ma «i calendari con le date di inizio e di fine delle lezioni vengono deliberati dalle Regioni – spiega il ministro in una nota – che li hanno già comunicati alle scuole e al ministero in tempo utile per consentire la programmazione delle attività didattiche». Le scuole nella loro autonomia «possono chiedere lievi variazioni rispetto al calendario regionale – prosegue la nota – a patto di garantire i 200 giorni minimi di lezione previsti per legge». Nella maggior parte dei casi le richieste riguardano aperture anticipate che consentono di programmare pause flessibili nel corso dell’anno scolastico. In questo caso, pero, conclude la nota, «la richiesta di segno opposto potrebbe entrare in contrasto con gli impegni delle famiglie, nostre vere interlocutrici, dove spesso entrambi i genitori sono impegnati al lavoro».