«A questo punto il governo deve decidersi a intervenire, chiarendo, una volta per tutte, ruolo e funzioni dell’Unar». È netta la presa di posizione del sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, anche alla luce dell’ultimo “caso” scoppiato a Modena: al Liceo classico Muratori era in programma un’assemblea degli studenti (poi posticipata e rivista nel modulo) con il transessuale Luxuria. Non passa giorno, però, senza che le cronache locali segnalino iniziative nelle scuole che, con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi alla non discriminazione razziale, in realtà sono fortemente caratterizzate dai temi gender ed Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). La cornice istituzionale di riferimento è la Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, adottata per decreto lo scorso 16 aprile, mentre la regia operativa è affidata all’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio. Costituito nel luglio del 2003, l’Unar sembra aver spostato il raggio d’azione verso le problematiche dell’omosessualità e dell’ideologia del gender. Soltanto nel 2013, ha acquistato servizi e pagato consulenze per 250mila euro a realtà legate alle comunità Lgbt. Anche gli ormai “famosi” opuscoli dell’Istituto Beck “Educare alla diversità a scuola”, sono costati 24.200 euro e sono stati diffusi, via Internet, in 40 esemplari, per una spesa di 605 euro ad accesso. L’ultimo “prodotto” targato Unar e destinato alle scuole per la Settimana d’azione contro il razzismo, in corso fino a domenica, è la sitcom “Vicini”, ambientata in un condominio, dove sono bandite le famiglie con bambini ma non le coppie gay. «Posto che la lotta alla discriminazione, di qualsiasi tipo, è sacrosanta – aggiunge il sottosegretario Toccafondi – non credo possa però essere confusa con iniziative che con essa hanno poco o nulla a che vedere e che, invece, mi pare siano un tentativo di indottrinare i nostri ragazzi rispetto all’ideologia del gender e alle “nuove forme di famiglia”. E, fatto ancora più grave, senza coinvolgere le rappresentanze dei genitori all’interno della scuola». Anzi, come recentemente denunciato proprio ad Avvenire da Roberto Gontero, coordinatore del Forum delle associazioni dei genitori della scuola (Fonags), le famiglie non sono state minimamente prese in considerazione. «Tutto questo è inaccettabile – prosegue Toccafondi – perché i genitori, anche per la nostra Costituzione, hanno il diritto-dovere di educare i propri figli. E devono sapere che cosa entra nelle loro classi».