Una strada di San Marco in Lamis trasformata in un fiume - Collaboratori Avvenire
Il Gargano ha due facce: da un lato un territorio ancora una volta divorato dalle fiamme, nelle scorse settimane, e infine le alluvioni, che proprio ieri hanno preso di mira alcune località.
Gli incendi, spesso appiccati dalla mano criminale e incosciente dell’uomo, continuano a bruciare un patrimonio naturalistico di inestimabile valore. È successo nuovamente martedì 13 luglio tra Vico del Gargano e Ischitella, con ripetuti roghi che hanno lambito i centri abitati e mandato in fumo circa 500 ettari di bosco e macchia mediterranea. Ci sono volute più di 27 ore per domare diversi focolai che hanno gettato nel panico residenti e turisti, richiamando alla mente quelle indimenticabili e terrificanti giornate apocalittiche del luglio 2007 in cui vennero distrutte vaste aree intorno a Peschici. A Vico l’intervento di 2 Canadair e il lavoro da terra di vigili del fuoco, uomini dell’Arif, carabinieri forestali, Protezione civile, volontari hanno scongiurato un pericolo ben più grave. Restano, purtroppo, le ferite e i segni dell’ennesimo attentato al polmone verde della Puglia che si estende per oltre 120mila ettari.
La cronaca di ieri, poi, è stata l’ennesima beffa: abbondanti piogge dell’ultimo fine settimana hanno infatti provocato ulteriori danni. Ingentissimi quelli inferti a San Marco in Lamis, paese dell’entroterra, che è stato quasi completamente allagato dal nubifragio di domenica notte. «Veniva giù acqua da tutte le parti. Ha iniziato a piovere verso le tre del mattino ed ha smesso solo dopo le 11», racconta il sindaco Michele Merla. «Abbiamo stimato una prima conta dei danni intorno ai 350mila euro, ma temiamo che la cifra sia nettamente superiore», aggiunge il primo cittadino.
Sui roghi, molto spesso di origine dolosa, è intervenuto anche l’arcivescovo di Manfredonia-San Giovanni Rotondo-Vieste, Francesco Moscone. «Il nostro amato Gargano continua a bruciare – ha detto –. Non è possibile continuare ad assistere inermi a questi scempi. Non è possibile continuare a vedere il nostro meraviglioso Gargano deturpato e danneggiato da incendi di chiara cultura ancestrale, prepotente e delinquenziale, appiccati certamente da mani insanguinate di criminali senza rispetto di niente e di nessuno».
Se il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo e dal caldo opprimente, a preoccupare – sottolinea in una nota la Coldiretti regionale – è proprio l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente.
«Purtroppo ogni anno in estate sul nostro promontorio scoppiano incendi che spesso si sviluppano in zone impervie, tra l’altro difficili da raggiungere – dichiara Pasquale Pazienza, presidente del Parco del Gargano –. Nella maggior parte dei casi c’è una matrice dolosa che va ad intaccare boschi, riserve naturali, macchia mediterranea ma anche terreni agricoli. L’attività di prevenzione è fondamentale. I carabinieri forestali controllano e sorvegliano un territorio di 10mila ettari dove più elevata è la probabilità che si sviluppino i roghi. In totale vi operano 32 unità, ma sarebbe necessario che fosse potenziata sia la loro presenza per l’azione di controllo. Per garantire un servizio più capillare c’è comunque bisogno di una governance tra le istituzioni a livello centrale, regionale e territoriale che elabori un piano strategico».
Dialogare non è sempre facile. «Sarebbe auspicabile che venga messo in atto davvero un lavoro di coordinamento – fa notare Maurizio Marrese, presidente del Wwf di Foggia –. Il Parco ha già un suo piano di prevenzione antincendi boschivi che tuttavia non viene ancora attuato per un rimpallo di responsabilità con la Regione».
Gli incendi boschivi in Puglia sono in costante aumento, molti dei quali avvengono proprio sul Gargano. Secondo i dati della Protezione Civile della Regione, nel 2020 sono stati 183 gli interventi effettuati per domare il fuoco nelle aree verdi rispetto ai 166 del 2019, con un’impennata del 33 per cento. I piromani senza scrupoli sono in agguato, ma a volte può bastare anche un fuoco acceso in maniera avventata e improvvida a scatenare l’inferno.
La tempestività degli interventi, specie quelli dall’alto, per evitare il propagarsi delle fiamme gioca un altro ruolo importante. In quest’ottica appare quanto mai provvidenziale l’annunciata apertura a fine luglio dell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia dopo 25 anni di inerzia e ritardi. Nella struttura aeroportuale verrà attivato il centro operativo della Protezione Civile che avrà in dotazione Canadair e Fire Boss, una task force specializzata per gli incendi boschivi. Ma la vera speranza è che la mano criminale dell’uomo non torni nuovamente a colpire.