I media Cei hanno il compito di raccontare «la "Chiesa che fa", prima della "Chiesa che proclama"». In sostanza quella Chiesa che «è maestra proprio perché innanzitutto fa». Lo ha detto il segretario generale della Cei, il vescovo
Nunzio Galantino, durante l'incontro mensile dei direttori degli Uffici Cei al quale mercoledì erano invitati i direttori e gli amministratori dei media promossi dalla Conferenza Episcopale Italiana (l'agenzia Sir che serve la vasta rete dei settimanali cattolici, Tv2000 e Radio inBlu, il quotidiano Avvenire) che hanno dialogato con il vescovo e con i presenti. Il presule ha sottolineato che l'insieme delle professionalità (giornalisti, tecnici e personale amministrativo) dei tre mezzi rappresenta un «complesso di forze che ha mediamente pochi eguali, una "bocca di fuoco" invidiabile, sommata insieme e orientata efficacemente». E ciò, ha aggiunto, richiede «due forme di sinergia» sia sul piano «verticale» (nel rapporto con lo speciale Editore) sia su quello «orizzontale» individuando «condizioni di collaborazione tra i vari media».
Il segretario generale della Cei ha invitato a privilegiare sempre nell'informazione ecclesiale «piuttosto che convegni e celebrazioni» quelle «storie ed esperienze piccole e grandi» che fanno ricca la «vita quotidiana in cui la Chiesa è sempre presente». E rispetto al magistero pontificio ha incoraggiato l'impegno a «"dare il senso", piuttosto che dire "viva il Papa" o "quanto è bravo il Papa"». Galantino ha anche insistito sul «tabù» dei media Cei che «"non danno le notizie" che riguardano la Chiesa». Facendo notare che nella vocazione dei media Cei c'è invece «proprio questo scopo» e che il lavoro in tale direzione va intensificato «così da arrivare a essere i punti di riferimento per l'informazione religiosa in generale».