Il sorriso e l’entusiasmo. Marco era così: lo vedevi e ti veniva voglia di vivere. Tanta che in appena tre mesi di servizio volontario in una casa di riposo di Lovere, dove voleva lavorare, tutti gli volevano già bene. Come in oratorio: Marco il buono, Marco sempre disponibile, «Marco, mi aiuti tu?». È una comunità ferita, quella del paesino della Bergamasca in cui abitava il giovane schiacciato giovedì della croce del Cristo Redentore, realizzata dall’artista Enrico Job in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998.La croce di Wojtyla, la chiamano tutti, e su troppe bocche insiste in queste ore la coincidenza del terribile incidente con l’appuntamento di domani in San Pietro, per la canonizzazione del Papa venuto da lontano. Come se Dio, e magari anche i suoi santi, fossero attori del mondo come gli altri. «No», risponde il vescovo di Brescia Luciano Monari, che sulla morte di Marco ha voluto dire la sua in una lunga, commossa testimonianza pubblicata su Avvenire (
LEGGI). «Dio non cambia i modi e i tempi in cui il legno marcisce o i metalli arrugginiscono per premiare qualcuno o eventualmente per punire qualcun altro». E il legno marcisce, il metallo si deteriora, nei modi e nei tempi che saranno appurati nei prossimi giorni dalla Procura di Brescia.Intanto per Marco si piange e si prega. Proprio a Lovere, nell’abitazione della famiglia Gusmini è stata allestita la camera ardente del 21enne nell’attesa dei funerali, che saranno celebrati domani alle 15, nella nella basilica di Santa Maria in Valvendra. Sarà anche il giorno della canonizzazione di Papa Roncalli e di Papa Wojtyla e «chiederemo a loro, ai Papi santi, di prendere con loro il nostro ragazzo in paradiso», hanno detto i genitori di Marco, Luciano e Mirella. Distrutti. Stasera dalle 21, in paese, si svolgerà invece una fiaccolata che dalla casa raggiungerà l’oratorio di Cevo. Quello dove Marco tanto era amato e apprezzato come educatore, nonostante la sua lieve disabilità motoria, dovuta a un parto prematuro. Il passo più lento che l’ha lasciato indietro, sotto il gigante di legno che veniva giù dal cielo.