I cinema di Torino chiusi - Ansa
La cronaca della prima domenica nell'era della piena emergenza coronavirus, sancita da tanto di decreto d'urgenza firmato nel cuore della notte dal premier Conte che colloca circa 16 milioni d'italiani in una inedita zona di sicurezza (rossa o arancione, come si vorrebbe fosse definita dal governo), vive di molteplici fronti. E, pur senza voler drammatizzare, rende l'idea di una sorta di bollettino di guerra, in un Paese che fatica a prendere coscienza di un pericolo ignoto che via via si fa più forte. E dove al momento gran parte dell'efficacia delle nuove misure è affidata al senso civico dei cittadini, non essendoci posti di blocco che chiudono "a catenaccio" la fascia più critica in quanto più colpita dal virus. Intanto Attilio Fontana, governatore della Lombardia, rassicura i suoi corregionali: «La catena della distribuzione alimentare sta funzionando. Non serve accaparrare generi di prima necessità, non stiamo andando in guerra». E in tv su Raitre il ministro della Salute, Roberto Speranza, manda un messaggio chiaro: «Non ci sono supereroi, se non i nostri medici e infermieri. I decreti non bastano. Quello che facciamo è utile, importante - aggiunge -, ma senza comportamenti corretti da parte di ciascuno la battaglia diventerà sempre più complicata. C'è bisogno in questa fase di un patto fortissimo fra le istituzioni e i cittadini».
Direttiva del Viminale prevede controlli in stazioni, aeroporti e strade. "Salvo" il trasporto merci. La notte del grande caos lascia, quando si fa giorno, i residui del nuovo scontro consumato con le Regioni sul testo, pubblicato questa mattina sulla Gazzetta Ufficiale. Solo a tarda sera il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha diffuso una direttiva ai prefetti per chiarire in parte i molti dubbi sorti fra gli stessi, le forze dell'ordine e le amministrazioni locali. Il testo dispone la convocazione immediata dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica e precisa, in relazione agli spostamenti delle persone nella nuova maxi-area "a contenimento rafforzato", che le forze dell'ordine potranno fare controlli su autostrade e strade principali, nelle stazioni e negli aeroporti. Alle persone fermate sarà chiesta un'autodichiarazione sul motivo del loro spostamento (punibile in caso di dichiarazione non veritiera, anche in seguito a successivi controlli, pure con l'arresto), inoltre potranno essere svolte verifiche all'istante sul loro stato di salute con "termoscanner". Analoghi controlli verranno adottati a Venezia per i passeggeri delle navi da crociera. Inoltre un'ordinanza della Protezione Civile ha chiarito che il transito e trasporto delle merci e tutta la filiera produttiva da e per la nuova maxi-zona rossa sono esclusi dal campo d'applicazione del Dpcm del premier Conte.
L'opposizione del veneto Zaia. Il fronte con le Regioni si concretizza alle 17 della domenica nella richiesta, avanzata da ben 8 Regioni (Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Abruzzo, tutte a guida centrodestra, più le Province autonome di Trento e Bolzano), di «attivare con assoluta urgenza un tavolo di confronto con il governo» su come applicare le disposizioni dell'ultimo decreto. I contrasti c'erano stati nelle ore prededenti soprattutto con la Lombardia di Fontana, ma ancor più con il Veneto dell'altro governatore leghista Luca Zaia. La regione, finora meno colpita rispetto alla Lombardia e all'Emilia-Romagna, si oppone infatti alla creazione delle tre zone d'isolamento previste dal Dpcm per le province di Venezia, Padova e Treviso. Nelle controdeduzioni inviate al governo, il comitato tecnico-scientifico aveva chiesto "lo stralcio delle 3 province dal decreto" perché, a fronte di aree finora circoscritte in cui il contagio si diffonde ma che "non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende - è scritto nel testo degli esperti - una misura che appare scientificamente sproporzionata all'andamento epidemiologico".
L'assalto ai treni dal Nord e il Viminale in campo contro le ordinanze regionali «non coerenti». Emiliano, Santelli e De Luca: «Fermatevi, in quarantena chi rientra». Ma il fattore che più rende l'idea di un Paese in (forse inevitabile) confusione è quanto successo nella notte nei trasporti. Il tempo fatto passare dal governo dopo la diffusione delle bozze ha fatto sì che i più solerti si siano organizzati per una sorta di fuga al Meridione: in particolare alla stazione milanese di Porta Garibaldi circa 400 persone si sono riversate per prendere l'ultimo Eurocity notturno con destinazione Salerno. Ma assembramenti ci sono stati pure a Milano Centrale. Per questo il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha reso noto di aver firmato un'ordinanza per obbligare alla quarantena chi arriva nel territorio pugliese dalla Lombardia e dalle altre province del Nord comprese nel nuovo provvedimento. «Vi parlo come se foste i miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti: Fermatevi e tornate indietro - ha affermato Emiliano in un appello dai toni accorati -. Scendete alla prima stazione ferroviaria, non prendete gli aerei, tornate indietro con le auto, lasciate l'autobus alla prossima fermata. Non portate nella vostra Puglia l'epidemia lombarda, veneta ed emiliana scappando per prevenire l'entrata in vigore del decreto del governo. Avete preso una decisione sbagliata». Analoga decisione è stata adottata da Jole Santelli, governatore di Forza Italia della Calabria, per i calabresi di rientro, e da Vincenzo De Luca, presidente Pd della Campania, che ha firmato un'ordinanza in cui obbliga chi sta rientrando dalla "zona rossa" di "mantenere lo stato d'isolamento fiduciario per 14 giorni dall'arrivo con divieto di contatti sociali". A Salerno il sindaco ha attivato un servizio di presidio all'arrivo di bus e treni e i passeggeri di un pullman arrivato dalla Lombardia sono stati sottoposti a controlli sanitari. E, ancora, si sono aggiunte le ordinanze firmate dai presidenti della Basilicata, Vito Bardi, della Sicilia, Nello Musumeci, dell'Abruzzo, Marco Marsilio, e del Molise, Donato Toma. Nel pomeriggio il ministero dell'Interno si è visto costretto a un secco intervento per precisare che «ferma restando l'autonomia di ciascun ente nelle materie di competenza», le ordinanze delle Regioni contenenti direttive ai prefetti in relazione a questa emergenza «non risultano coerenti con il quadro normativo», dato che i prefetti, «in quanto autorità provinciale di pubblica sicurezza, rispondono unicamente all'autorità nazionale». Un'iniziativa, quella del ministro Lamorgese, in continuita con il messaggio rivolto al Paese giovedì scorso dal presidente Sergio Mattarella, che aveva esortato alla «concordia nelle istituzioni», invitando a «evitare iniziative particolari che si discostino dalle indicazioni» di coordinamento. Al Viminale si sta lavorando appunto su una serie di direttive da impartire ai prefetti nelle prossime ore.
Prime rivolte nelle carceri: detenuto morto a Modena. Comincia a impensierire anche il fronte delle carceri, dove il noto sovraffollamento rende spesso impossibile il rispetto del metro di "distanza di sicurezza". Anche contro il pericolo di contagi e le misure limitative dei colloqui con i familiari, dopo quella di sabato a Salerno (poi rientrata) sono scoppiate le prime rivolte. Per ora si contano a Modena, dove un detenuto è morto, Pavia dove i reclusi hanno preso in ostaggio due agenti di polizia penitenziaria, Poggioreale (Napoli), Modena, Frosinone, Foggia e Palermo.
A Roma messe sospese fino al 3 aprile. Un'iniziativa per ora inedita è stata annunciata anche dal Vicariato di Roma. Secondo quanto anticipato dall'Ansa, le messe con la presenza di fedeli «sono sospese nella diocesi da oggi domenica e fino al 3 aprile», ha detto all'agenzia di stampa don Walter Insero, il portavoce del Vicariato, specificando che così si interpreta il decreto del governo nella parte relativa alle cerimonie. «Ci stiamo attivando per informare i parroci», ha concluso.
Positivo anche il governatore del Piemonte. Dopo Nicola Zingaretti, un secondo governatore si aggiunge alla lista dei vertici istituzionali coinvolti direttamente nel contagio. E' Alberto Cirio, presidente del Piemonte, che alle 11 fa sapere di essere risultato positivo al virus e di essersi posto in isolamento volontario. La Regione spiega che le sue condizioni di salute sono comunque buone e che continuerà a lavorare «inevitabilmente a distanza, ma in costante collegamento». Il tampone è stato fatto anche da altri colleghi governatori presenti a Roma mercoledì 4 per l'incontro a Palazzo Chigi e Cirio «ha già attivato tutte le procedure previste per la messa in sicurezza» delle persone a lui più vicine e del suo staff. Anche da largo del Nazareno, viene segnalato un secondo caso di positività tra il personale della sede nazionale del Pd (che rimane aperta ma domani, lunedì, verrà sottoposta a sanificazione), dopo Zingaretti, mentre gli altri membri della giunta regionale del Lazio che si sono sottoposti al tampone sono invece risultati negativi. Nel pomeriggio è stato trovato positivo anche il generale Salvatore Farina, capo di Stato Maggiore dell'Esercito, anch'egli ora in isolamento.
Verso nuovo stop per la serie A di calcio? Riprecipita nel caos il mondo dello sport. Alla luce del nuovo quadro il ministro competente, Vincenzo Spadafora (M5s), in un comunicato chiede alla Federazione e alla Lega calcio di fermare subito il campionato di serie A (per il quale erano state già disposte le porte chiuse nel precedente decreto, ora confermate) proprio mentre a Parma la squadra locale e la Spal stavano per scendere in campo per l'anticipo delle 12 e 30. Le due formazioni sono state quindi richiamate negli spogliatoi, in attesa di una decisione finale. Alle 13 la partita ancora non è cominciata, ma alla fine è giunto l'annuncio: si gioca e il match è cominciato alle 13 e 45. Alle 15 si sono poi regolarmente svolte (sempre senza pubblico) altre due partite. E stasera è in programma la partita di cartello Juventus-Inter, poi vinta dai bianconeri per 2 a 0. Anche la pallacanestro ha deciso di fermarsi di nuovo (serie A inclusa) dopo che ieri erano state giocate due partite di anticipo, ma a porte chiuse.
Chiuse dall'8 marzo attività culturali in tutta Italia. Il segno della vita che cambia, nel risveglio di un Paese ancora forse all'oscuro del nuovo "registro" di vita, lo dà alle 9 e 50 anche un tweet del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che comunica le drastiche novità presenti nel Dpcm per il suo settore: «Da oggi in tutta Italia saranno chiusi cinema, teatri, concerti, musei. Una scelta necessaria e dolorosa. Ma la cultura - aggiunge Franceschini - può arrivare nelle case. Chiedo alle tv di programmare musica, teatro, cinema, arte e a tutti gli operatori culturali di usare al massimo i loro social e siti». A Roma la Soprintendenza dispone la chiusura delle Terme di Caracalla e di alcuni altri siti, mentre è stata sospesa "fino a nuove disposizioni" la mostra su Raffaello da poco inaugurata alle Scuderie del Quirinale. Anche la Santa Sede ha annunciato la chiusura "precauzionale" fino al 3 aprile dei Musei vaticani, degli scavi e del museo delle ville pontificie. A Firenze hanno chiuso gli Uffizi, dopo un'apertura durata pochissime ore.
Alitalia: da lunedì 9 voli sospesi su Malpensa. La compagnia aerea ha fatto sapere che da oggi, lunedì 9, viene sospesa ogni attività su Milano Malpensa. L'ultimo aereo ad atterrare sarà quello da New York, previsto alle ore 10,40 del mattino. Su Linate saranno attive solo rotte nazionali, peraltro con riduzione della frequenza, mentre gli scali internazionali saranno raggiungibili solo via Roma. Prevista una riduzione dei collegamenti anche per l'aeroporto di Venezia.
«Chiudere Piazza Affari»: la proposta di Renzi (che vuol coinvolgere Bertolaso) e Meloni. Ma la Borsa dice no. Matteo Renzi e Giorgia Meloni chiedono pressoché all'unisono di chiudere gli scambi borsistici nel timore che domani sia ancor più un lunedì di vera passione per le società quotate. «Bisogna dirsi la verità: il picco deve ancora arrivare - dice in un video il leader di Italia Viva -. Dobbiamo seguire tutti le regole e rispettare i decreti del governo, altrimenti è l'anarchia. Però se siamo in grado di mettere in campo tutte le misure necessarie per la nostra economia, a cominciare probabilmente dal tenere chiusa la Borsa, ce la possiamo fare», prosegue suggerendo anche al governo di coinvolgere Guido Bertolaso, forte della sua esperienza nella gestione di crisi emergenziali. La proposta sui mercati, in particolare il divieto di fare vendite "allo scoperto", è condivisa pure dalla presidente di Fratelli d'Italia, che torna tuttavia a criticare l'esecutivo per una vicenda che «è stata gestita malissimo». Per Borsa Italiana, però, la misura non è necessaria e si è in presenza di un «panico ingiustificato». Mentre Matteo Salvini, capo della Lega, rivela di star ricevendo moltissime chiamate da sindaci, imprenditori e lavoratori del Nord e invoca come priorità un «assoluto bisogno di chiarezza, chiarezza, chiarezza».