Scatta il conto alla rovescia per la fase operativa della riforma della Pubblica amministrazione. E stop agli statali in "servizio permanente effettivo" nel sindacato: la metà di loro dovrà tornare alla vecchia scrivania. Il "controesodo" sarà intenso: circa mille persone, si prevede. Il ministro Marianna Madia ha annunciato ieri di aver firmato il 20 agosto la circolare che dispone, dal 1° settembre prossimo, la riduzione del 50% delle prerogative sindacali, fra cui i permessi e i distacchi.Nonostante il periodo di vacanze, il ministro ha rispettato quindi i tempi che aveva annunciato, senza concedere slittamenti. Il provvedimento (in 5 pagine, caricate sul sito del ministero) dà attuazione infatti all’art. 7 del decreto sulla Pa, approvato dal Parlamento prima della pausa estiva (quello della mobilità obbligatoria entro i 50 km, per intenderci), mentre la collegata legge delega dovrà ricevere in autunno il parere del Parlamento. La riduzione punta anche a un risparmio per le casse dello Stato: il servizio Bilancio del Senato l’aveva quantificato - limitatamente però alla scuola - in 10,2 milioni a partire dal 2015. E mentre il premier Matteo Renzi, rientrato a Palazzo Chigi, esalta questo primo passo («È un segno che il governo fa sul serio», ha detto al suo
staff prima di farne oggetto di un
tweet col commento «Italia riparte»), subito divampa la polemica: «Basta con la demagogia e il populismo», ha commentato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «il ministro ci deve dire quando rinnova i contratti pubblici e fa la riforma della Pa, non questo che è solo un elemento da buttare in pasto ai mass-media». Drastica anche la Uil: «Non c’entra nulla con la
spending review – sostiene Carmelo Barbagallo, segretario generale aggiunto –, anzi il rientro dei distaccati comporterà un aumento dei costi perché occorrerà pagare loro anche il salario accessorio, i buoni-pasto e la produttività».Sul piano operativo, la prima tappa fissata dalla circolare è il 31 agosto: fra appena 5 giorni, quindi entro fine settimana, «tutte le associazioni sindacali rappresentative dovranno comunicare alle amministrazioni la revoca dei distacchi sindacali non più spettanti». Il rientro nelle amministrazioni di provenienza dei sindacalisti "revocati" avverrà - si precisa - nel rispetto «del contratto collettivo nazionale, nonché delle altre disposizioni» di garanzia. Questo vuol dire innanzitutto che il rientro avverrà rispettando la precedente posizione lavorativa: cioè si recupera esattamente il "posto" che si occupava prima, fatte salve le anzianità maturate e senza perdere nulla in busta paga. C’è però il problema legato al rischio di trasferimenti: c’è infatti chi si è spostato a seguito del distacco, anche a centinaia di chilometri, e nella sede della sua attività sindacale ha messo su casa. Per non tornare indietro, in questo caso il lavoratore potrà chiedere di essere trasferito nella località in cui ha svolto attività sindacale. Una domanda che - viene specificato - avrà la precedenza rispetto alle altre. La circolare sottolinea anche che chi torna «non può essere discriminato per l’attività in precedenza svolta quale dirigente sindacale, né può essere assegnato ad attività che facciano sorgere conflitti di interesse con la stessa».Il taglio riguarda il personale di tutte le amministrazioni pubbliche. Regole diverse interessano solo le forze di polizia e il corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Un’altra eccezione, attesa, tocca le Rsu, fatte salve in quanto non dispongono di prerogative contingentate. Inoltre la sforbiciata non colpisce i permessi non retribuiti: per quelli ordinari il dimezzamento avverrà pro-rata, vale a partire dal 1° settembre fino alla fine dell’anno, mentre per la prima parte del 2014 il riconoscimento resta pieno.