giovedì 10 gennaio 2013
Originale iniziativa della Santissima Trinità di Milano: un album di figurine che raffigura i volti delle persone impegnate nella parrocchia. Dai catechisti ai baristi, in tutto 297 immagini. Il parroco, don Mario Longo: sono i nostri “campioni”, così ci scopriamo famiglia di famiglie.
COMMENTA E CONDIVIDI
Una comunità che – per amore del Vangelo e di tutti i figli del buon Dio, qualunque sia la loro provenienza – non ha paura di metterci la faccia. E che sa quale differenza passi tra la modestia virtuosa e la falsa modestia. È la parrocchia della Santissima Trinità di via Giusti, nel cuore della Chinatown milanese. Un mese fa, all’inizio di dicembre, ha lanciato un’idea spiazzante: un album delle figurine. «Con i volti delle persone impegnate nelle attività comunitarie: dai catechisti ai chierichetti, dai baristi agli animatori, dagli scout ai gruppi sportivi. Un album vero: 297 figurine. Con tutti i nostri campioni: non quelli che prendono un sacco di soldi per correre dietro a una palla vuota – e che magari danno cattivo esempio ai nostri ragazzi, sul campo e nella vita – ma quelli che ogni giorno fanno qualcosa di bello per gli altri».A parlare è la figurina numero uno: don Mario Longo, 65 anni, da tre parroco in zona Sarpi dopo il servizio svolto a Civate. «Nella prima settimana abbiamo venduto duecento copie dell’album; ora siamo quasi a trecento. E c’è chi l’ha già completato. La prima è stata Emma, una ragazza della prima superiore: la prossima estate la porteremo in vacanza premio in Valsavarenche».L’album costa tre euro, i pacchetti sessanta centesimi e contengono cinque figurine. Si possono acquistare al bar dell’oratorio ma anche online. In parrocchia l’iniziativa ha acceso la passione di bambini, adulti, anziani. Fuori, ha suscitato la curiosità di molti. Anche dei mass media. Dalla Rai a Radio Vaticana, negli ultimi giorni il telefono di don Mario non smette più di squillare. A confortarlo, però, non è il successo dell’iniziativa, «ma il fatto che la comunità abbia detto sì alla proposta e ne abbia colto lo spirito autentico – spiega don Mario davanti a un caffé, al bar dell’oratorio –. L’album serve per conoscerci e ri-conoscerci. Per dare un volto e un nome a chi s’impegna per gli altri. Per dire "grazie di cuore" a chi rende visibile, col suo servizio, la "vita bella del Vangelo" nel nostro quartiere e nella nostra città. E per scoprire come la nostra parrocchia sia una famiglia di famiglie».Ecco, allora, una pubblicazione che si presenta come Album di famiglia. Fin dal titolo in copertina. «Non è forse vero che ogni famiglia ha il suo album con le foto che raccontano la storia e gli eventi principali? Bene, ora l’abbiamo anche noi» scandisce don Mario, sfogliando le pagine. Ad aprire la galleria di volti, al fianco del parroco, il vicario parrocchiale don Dino Dallagrassa; don Giuseppe Zhang, dal dicembre scorso cappellano per i fedeli di lingua cinese; don Anicet Kaboré, originario del Burkina Faso; e poi i sorrisi d’Oriente di suor Francesca Ma e suor Maria Yue, l’espressione seria e serena del sacrista Orlando Mercado... «Siamo una bella "trinità" anche noi, eh?», esclama don Mario guardando i ritratti dei suoi collaboratori più stretti. «Siamo una parrocchia di 14mila abitanti; almeno 1.500 i cinesi che vivono nel suo territorio, molti di più quelli che vi lavorano».Nell’album c’è la Milano che è e che verrà. «Ecco gli animatori dell’oratorio. Gli animacuore, si chiamano. Ce ne sono di cinesi e di musulmani. Forse la metà di loro sono battezzati. Nel loro servizio educativo vedo un rapporto bello, di grande rispetto reciproco. Molti non battezzati – prosegue don Mario – ci sono anche fra i bambini e le famiglie che aderiscono alla proposta del catechismo. Abbiamo adulti, cinesi e italiani, che stanno camminando verso il battesimo».Che cosa significa essere famiglia di famiglie in una realtà come questa? «Nella mia vita ho avuto un dono grande: due genitori splendidi. Mi hanno insegnato che essere famiglia significa dirsi tutto, condividere tutto, volere tutto il bene dell’altro – risponde il parroco –. Così cerca d’essere la nostra parrocchia. Con proposte semplici, concrete. Come questa: ogni domenica, dopo la Messa, chi vuole può venire a pranzo al bar dell’oratorio. Dopo aver condiviso il Pane alla mensa eucaristica, condividiamo il pasto della domenica. Come parroco, tra la mia gente vedo solitudini e sofferenze che proprio il giorno della festa rischia di rendere più acute: gli anziani soli, i papà con i bimbi loro affidati per il fine settimana...».Ecco che cosa c’è dentro quell’album di figurine. La <+corsivo>compagnia<+tondo> della Trinità. Che si fa incontro. Nei nostri volti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: