«Sono libera, ma non potrò più parlare con i miei figli». Questo l’amaro commento di Marinella Colombo, subito dopo la lettura della sentenza che la condanna a un anno e quattro mesi per sottrazione internazionale di minori. Così ha deciso, ieri pomeriggio, la seconda sezione penale del tribunale di Milano, che però ha assolto la donna dalle accuse di maltrattamenti e sequestro di persona, disponendone l’immediata scarcerazione. Dal marzo del 2011, infatti, Marinella Colombo era agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver sottratto illegalmente all’ex-marito tedesco, che vive in Germania, i due figli Leonardo e Nicolò, oggi di 10 e 14 anni (vedi box a lato). Il tribunale, che ha condannato anche la madre della donna, la nonna dei bambini, a 8 mesi con la sospensione della pena, non ha quindi accolto le richieste del pubblico ministero, che per Marinella Colombo aveva chiesto una condanna di 2 anni e 8 mesi. I giudici hanno invece previsto un risarcimento di 70mila euro per l’ex-marito della Colombo, alla quale è stata sospesa la potestà genitoriale.«Finora – ha spiegato la donna – avevo il permesso di telefonare ai miei figli tre volte la settimana recandomi presso un Commissariato di polizia e chiamando il numero del padre, che spesso non rispondeva. Di queste chiamate era però redatto un verbale. Adesso ho la possibilità di telefonare da casa mia e, purtroppo, sono sicura che il padre non mi permetterà più di parlare con loro, così come sequestra la posta che arriva dall’Italia. I ragazzi sono controllati a vista e a loro è impedito qualsiasi contatto con la parte italiana della famiglia».Per denunciare questa situazione, durante la detenzione ai domiciliari Marinella Colombo ha scritto un libro (“Non vi lascerò soli”), che però finora non ha mai potuto presentare, per il divieto di comunicazione imposto dal tribunale. Divieto che ieri è stato definitivamente tolto.«Il libro – spiega l’autrice – è stato scritto essenzialmente per alzare il velo sull’allucinante sistema dello Jugendamt tedesco, che in teoria dovrebbe tutelare l’infanzia, ma in pratica cancella dalla vita dei figli i genitori non tedeschi. E nelle mie stesse condizioni ci sono decine di altre famiglie».Istituzione creata nel 1939 da Heinrich Himmler, il famigerato fondatore delle SS naziste, lo Jugendamt interviene in caso di separazione e, in genere, privilegia il genitore tedesco a discapito di quello straniero, promuovendo un vero e proprio progetto di germanizzazione dei figli.«Adesso posso presentare il mio libro e continuerò a portare avanti la mia battaglia sia in Italia che in Europa», ha sottolineato Colombo, che ora guarda alla prossima tappa di una vicenda che si trascina ormai da quattro anni.Il 21 maggio, infatti, la Cassazione sarà chiamata a decidere sul ricorso contro il decreto di rimpatrio in Germania dei figli emesso dal tribunale per i minorenni italiano nel dicembre 2010. Se il ricorso sarà accolto, si apriranno nuovi e ben più clamorosi scenari.«Se la Cassazione mi darà ragione – precisa Marinella Colombo – sancirà il fatto che nel 2008 sono venuta in Italia con i miei figli lecitamente e quindi verrà a cadere tutto il castello di accuse nei miei confronti, compresa la sottrazione di minori. Sarà inoltre chiaro che la denuncia del sistema dello Jugendamt non è una mia fissazione, ma un problema reale e molto grave, che peraltro la Germania si è finora sempre rifiutata di ammettere e di affrontare.Eppure ha generato anche accese controversie al Parlamento europeo. Ecco, ho scritto il libro soprattutto per far prendere coscienza di che cosa succede, oggi, in Germania e mi auguro possa servire a far smuovere le acque. Ripeto: nelle mie stesse condizioni ci sono decine di genitori italiani a cui è negato qualsiasi rapporto con i figli».L’avvio di una «seria riflessione su quello che è successo», naturalmente di segno opposto, è auspicato anche dall’avvocato dell’ex-marito della Colombo, che ha definito la sentenza «molto equilibrata».