Rossella Nappini, 52 anni - Web
La Chiesa di Roma è vicina ai familiari di Rossella Nappini, l'infermiera di 52 anni uccisa lunedì 4 settembre nel pomeriggio con numerose coltellate nell'androne del palazzo a Monte Mario in via Giuseppe Allievo, dove viveva con la madre e i due figli. Ieri sera il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma e ausiliare del settore Ovest, si è recato a visitare la mamma di Rossella, per portare le condoglianze e la solidarietà della diocesi di Roma e per un momento di preghiera.
Per l'omicidio ieri è stato fermato Adil Harrati, cittadino marocchino e operaio edile di 45 anni, ora a Regina Coeli. La polizia lo ha trovato nell'appartamento dove viveva non lontano dal luogo del delitto. Con l'uomo l'infermiera, che lavorava all'ospedale San Filippo Neri, avrebbe avuto una relazione che aveva tentato di chiudere più volte. Harrati l'aveva conosciuta quando aveva lavorato alla ristrutturazione del suo appartamento. L'accusa è di omicidio aggravato dalla premeditazione: l'uomo, irregolare e con precedenti per rapina, si sarebbe presentato armato di coltello e già con l'idea di colpire la donna. Rossella Nappini nel 2018 per il suo compleanno sul suo profilo Facebook aveva chiesto come regalo di organizzare una raccolta fondi «alla Casa delle donne per non subire violenza» di Bologna. Nel 2021 la sua auto era stata vandalizzata da uno sconosciuto che aveva scritto «ti amo tanto» con vernice spray rossa.
«Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dilagare di tanta violenza che colpisce le donne!», ha commentato il vescovo Baldo Reina. «È una vera e propria “mattanza” che fa inorridire e che rivela come la cultura della morte ormai, come una nube oscura, stia avvolgendo tutto e tutti. Abbiamo bisogno di gridare: “basta!”, “la vita umana è sacra e non si tocca!”; ma abbiamo anche bisogno di riprendere con coraggio la sfida educativa, di impegnarci tutti nel diffondere la cultura della vita e del bene».
Il vicegerente della diocesi di Roma sottolinea che «la Chiesa, per mandato del suo Signore, ha il compito specifico di formare le coscienze; è una missione urgente dalla quale non possiamo sottrarci e che passa attraverso l’impegno di uomini e donne di buona volontà che credono nel Vangelo di Gesù Cristo e che si assumono la responsabilità di educare alla vita buona, di parlare con i figli e con i giovani per dire loro che il male si vince con il bene e che la violenza è sorella della morte; nella catechesi, negli oratori, nella predicazione e in tutte le altre occasioni che ci vengono concesse abbiamo bisogno di coniugare i contenuti della fede con le sfide e le tragedie di questo tempo».
Per monsignor Reina dunque «la barbara uccisione di Rossella nel quartiere di Monte Mario sia assunta come una sconfitta perché non si può morire così! Ma sia anche l’occasione per un sobbalzo di dignità e di coraggio perché sia affermata e difesa la sacralità della vita. Alla famiglia di Rossella la nostra vicinanza e la nostra preghiera. A tutti i credenti l’appello accorato affinché da questa morte possiamo risorgere nella testimonianza dell’Amore che avvolge la vita».