L'intesa per cambiare la legge elettorale per le europee c’è. Rocco Buttiglione lascia a passi veloci Palazzo Montecitorio dove si è appena chiusa la conferenza dei capigruppo e lo conferma: «C’è un ampio accordo per una riforma limitata ad un unico punto, lo sbarramento al 4 per cento». Il vicepresidente della Camera dell’Udc sintetizza i punti del patto. Spiega che «si tratta di un accordo ampio di tutti i gruppi parlamentare con la sola eccezione del Movimento per le Autonomie che si oppone con decisione». Chiarisce che le preferenze non verranno eliminate. E fa capire che c’è la volontà di fare in fretta e di incardinare il provvedimento a breve alla Camera. Passa poco e da Antonello Soro, il capogruppo del Pd a Montecitorio, arriva la conferma: la riforma della legge elettorale per le elezioni europee sarà esamina- ta dall’Aula della Camera martedì prossimo, 3 febbraio. A quel punto è il caos. Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione comunista capisce che il suo partito rischia ora di sparire anche da Strasburgo e attacca: «È un vero e proprio colpo di Stato, una legge ad personam dove Berlusconi favorisce Veltroni, cercando di mettere la sinistra fuori anche dal Parlamento europeo. Ci opponiamo con tutte le forze a questa nuova lesione della democrazia». C’è rabbia a sinistra e le conseguenze sulle alleanze per le amministrative sembrano inevitabili. La verde Grazia Francescato sembra assolutamente determinata a farle saltare. «Calci in bocca sul territorio. Scusate il linguaggio, ma non ci faremo recidere la gola senza far nulla...». Gli altri, da Sinistra democratica al Prc, sono più cauti e Ferrero è il primo a privilegiare la prudenza: «Voglio tenere separate le due questioni. Una cosa è la gestione del territorio, un’altra le europee. Non c’è nessuna connessione». La verità è che i 'piccoli' vogliono capire. Vogliono provare a difendersi. Ferrero ha già scritto una lettera al presidente della Repubblica. Clemente Mastella e Riccardo Nencini, rispettivamente leader dell’Udeur e dei socialisti, hanno già chiesto un incontro congiunto a Berlusconi. E proprio Mastella spiega il perché: «Prima di assumere altre iniziative riteniamo opportuno rappresentare direttamente al capo del governo la nostra contrarietà a cambiare, a pochi mesi dal voto, la normativa elettorale». È furiosa la sinistra, ma anche la Destra alza la voce. Storace se la prende con il vicepresidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino e lo attacca con violenza: « Si deve vergognare anzichè parlare di sbarramento. Questa gentaglia si permette di impedire ad altri di competere ad armi pari». È scontato il malessere dei piccoli, ma l’accordo c’è e l’impressione è che già la prossima settimana si potrebbe chiudere alla Camera per poi passare al Senato. Resta però alto lo scontro tra Pd e sinistra. Franceschini azzarda: « Lo sbarramento non è contro la sinistra, non è contro nessuno... È una regola che esiste in tutti i paesi europei per garantire la rappresentatività delle forze maggiori e intermedie, evitando però la frammentazione » . Ferrero però non ci sta e attacca ancora. «La soglia di sbarramento al 4%, come ha rivelato Bocchino, l’ha chiesta il Pd, non è stato certo imposto dal Pdl, e il solo scopo è quello di ammazzare la sinistra » . Berlusconi guarda e tace, ma Maurizio Lupi vicepresidente della Camera e ascoltato collaboratore del premier 'benedice' l’intesa: «È un importante passo in avanti. Un segnale positivo soprattutto perchè si va verso la semplificazione del sistema, come chiesto dai cittadini italiani ».