martedì 11 dicembre 2012
L'appello del vescovo Francesco Milito: «Ogni famiglia che può dia una coperta». Sempre più precaria la situazione di centinaia di migranti africani che sopravvivono nella tendopoli realizzata tra San Ferdinando e Rosarno.
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​«Da ogni famiglia che può, una coperta al fratello immigrato bisognoso che l’aspetta». Il vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, Francesco Milito, ha cercato di far leva sul buon cuore della sua gente chiedendo un gesto di solidarietà nei confronti delle centinaia di immigrati, per lo più africani, che sopravvivono nella tendopoli realizzata tra San Ferdinando e Rosarno. Una sistemazione precaria che si è presto rivelata insufficiente, tanto da essere affiancata da una sorta di baraccopoli in cui le condizioni di vita sono ancora peggiori. Con la pioggia e il freddo degli ultimi giorni, poi, la situazione è diventata drammatica. I sindaci della zona chiedono lo smantellamento dei campi per evitare degenerazioni ulteriori, anche perché non hanno i fondi per mandarla avanti. D’altronde, la tendopoli sorta l’anno scorso per dare una risposta immediata e temporanea all’emergenza, doveva essere sgomberata a fine aprile, invece è ancora lì ed è diventata un porto di mare. E non è finita, poiché il mercato degli agrumi non tira come un tempo, quindi tutte queste braccia non servono più. Per molti anche lavorare solo pochi giorni alla settimana sta diventando un problema. Per questo il vescovo Milito, con garbo ma decisione, ha richiamato tutti all’impegno. «Le precarie condizioni in cui continuano a versare gli immigrati - ha aggiunto nel messaggio per l’Avvento - non possono assolutamente lasciarci indifferenti. La fede dei credenti nel Dio-uomo deve esplodere attiva, urgente, immediata, in quanto il tremolio di chi non ha di che coprirsi per difendersi dal freddo e dal gelo - ha concluso il presule - non può non provocare un gesto d’aiuto». Ma sinora non è cambiato granché, se non a causa della pioggia che ha inzuppato i terreni della zona, e del gelo che ha fatto crollare la temperatura. Il primo cittadino di San Ferdinando, Domenico Modafferi, ha scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mentre nove parlamentari del Partito democratico hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, chiedendo tra l’altro la convocazione d’un tavolo urgente presso la prefettura di Reggio per analizzare dare risposte immediate all’emergenza tendopoli. Sul campo, per ora, stanno lavorando senza sosta un gruppo di associazioni di volontariato (hanno avviato una raccolta di fondi, abiti, brande e altri beni), oltre alla Caritas diocesana, alle parrocchie e a diverse cellule dell’universo cattolico. Le quali si stanno impegnando per cercare di organizzare un servizio che nei prossimi giorni garantisca almeno una tazza di latte e un po’ di biscotti ai braccianti stranieri. Ai quali, fa notare il vicario della diocesi, don Pino Demasi, bisogna aggiungere i numerosi immigrati che sopravvivono in case diroccate, sotto i ponti e per strada sempre nella Piana di Gioia Tauro. Sono definiti gli invisibili perché per le autorità non esistono ma ci sono pure loro, e stanno peggio degli altri. Se ne occupano la Caritas  e alcune associazioni cattoliche, come Il cenacolo, che li assiste negli alloggi di fortuna e tre volte alla settimana li riunisce per garantire loro almeno un pasto caldo. «Ma si tratta solo di risposte all’emergenza - conclude amaro don Demasi - perché siamo sempre in emergenza». Il sottosegretario regionale alla Protezione civile, Franco Torchia, ha dichiarato che «la presenza di extracomunitari nella nostra regione è un problema serio che nessuno può pensare di affrontare solo con provvedimenti tampone o campi d’accoglienza, per la cui gestione non ci sono più risorse». Torchia ha aggiunto che la Regione sta lavorando al caso, ricordando il protocollo sottoscritto lo scorso anno col sindaco di Rosarno per la creazione entro l’estate di 34 alloggi per 204 extracomunitari.
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