giovedì 13 settembre 2012
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L’edilizia scolastica? È un’emergenza nazionale e come tale va affrontata. Parte all’attacco l’Anci – l’Associazione nazionale dei comuni italiani – chiedendo prima di tutto «che le spese per l’edilizia siano escluse dal patto di stabilità». Necessario «un maggiore coordinamento dei programmi nazionali, finalizzato a un più efficace impiego delle risorse e al miglior utilizzo delle strutture – ha chiesto l’Associazione al governo proprio nel giorno della riapertura delle aule scolastiche nella maggior parte delle regioni – e la predisposizione di un nuovo piano nazionale di durata pluriennale che consenta una programmazione nel tempo degli interventi di risanamento, messa in sicurezza e rinnovo dell’edilizia scolastica, favorendo anche la ripartenza delle economie locali». L’edilizia scolastica nel suo complesso, conviene l’Anci, «offre un quadro molto variegato, con esempi di eccellenza ma anche con situazioni molto disagiate e di effettivo rischio sicurezza».Lo stato dei finanziamenti a oggi è il seguente: del miliardo di euro di fondi Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) stanziati nel 2009 per la messa in sicurezza delle scuole, tolta la parte destinata all’emergenza Abruzzo, restano 760 milioni di euro circa: di questi solo 161 milioni di euro sono stati effettivamente assegnati e quasi totalmente impegnati. La mancata assegnazione delle altre risorse preventivate ha impedito di effettuare gli interventi programmati. A 200 milioni di euro, ammontano le risorse previste nel 2012, sia per la costruzione di nuovi edifici che per la messa in sicurezza; una parte di queste è stata assegnata per la ricostruzione delle scuole colpite dal recente sisma; 115 milioni di euro serviranno per mettere in sicurezza le scuole individuate nella risoluzione Alfano, ma si è in attesa di conoscere le modalità di assegnazione.«È evidente – ha concluso l’Anci – che le risorse messe in campo non sono assolutamente sufficienti e soprattutto rispetto agli annunci le risorse che arrivano ai Comuni sono esigue e giungono con lentezza».
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