Il Distretto sanitario di Udine ha dato parere favorevole alla domanda presentata dalla famiglia Englaro per il ricovero di Eluana in una delle strutture di sua competenza. Lo ha riferito il vicedirettore generale della casa di riposo udinese La Quiete, Luciano Cattivello, spiegando che il parere, anticipato stamani dal
Messaggero Veneto, «non significa che la Quiete abbia già dato il proprio via libera all'accoglienza di Eluana per l'attuazione della sentenza di sospensione del trattamento di alimentazione-idratazione artificiale». «Eluana, in stato vegetativo da 17 anni - ha aggiunto Cattivello - si trova ora in lista di attesa al Distretto sanitario, dove un'unità di valutazione ha espresso parere positivo alla domanda di ingresso in una delle diverse strutture che fanno capo allo stesso distretto», tra le quali c'è anche La Quiete.
Flick: «Scelte dei tribunali tecniche, ora serve legge». Su temi come il testamento biologico o il consenso ai trattamenti sanitari sono necessarie «chiare scelte legislative» perché gli aspetti in gioco non possono restare «incidentamente sfiorati» dalla Corte Costituzionale, come è stato per la "drammatica vicenda" di Eluana Englaro, la donna da 17 anni in coma vegetativo permanente. Il forte richiamo è del presidente della Consulta Giovanni Maria Flick che, in occasione dell'udienza straordinaria alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha qualificato come «risposta tecnica» quella data dai giudici costituzionali nel dichiarare inammissibile il conflitto sollevato dalle Camere per chiedere l'annullamento delle sentenze che hanno autorizzato la sospensione al trattamento che tiene in vita Eluana.
Lo scontro tra Regione Lombardia e Tar. Intanto è scontro tra Tribunale amministrativo regionale e Regione Lombardia. Il Tar intima al Pirellone di « mettere a disposizione una struttura sanitaria» , nella quale la giovane donna sia avviata alla morte. La Regione dice no. « Abbiamo 60 giorni – ha detto il presidente della Lombardia Roberto Formigoni – per decidere il ricorso contro il Tar al Consiglio di Stato e senz’altro in questi 60 giorni non procederemo all’esecuzione di una sentenza che ci sembra aberrante». La Lombardia non indicherà quindi nessuna struttura. «Non intendiamo, almeno per il momento, ottemperare alle indicazioni della sentenza. Se fossimo noi ad eseguire la sentenza – ha spiegato Formigoni – potremmo essere chiamati a giudizio così come se un medico eseguisse la sentenza potrebbe trovare chi lo chiama in giudizio a rispondere di atti non conformi alla legge». E ieri al Pirellone la giunta regionale, come richiesto anche dal ministro Maurizio Sacconi, ha discusso la sentenza del Tar sul caso Englaro. « A 24 ore dalla sentenza del Tar – ha sintetizzato Formigoni – non posso che confermare la convinzione già espressa che si tratti di un sentenza contraddittoria sotto molti punti di vista. Innanzitutto, non si può decidere della vita e della morte di una persona per via giudiziaria e tanto meno per via amministrativa. Inoltre, non esiste una legge su cui fondare questa deliberazione». Ma il Tar lombardo non ci sta e replica. «Noi siamo interpreti della legge e la applichiamo secondo scienza e coscienza», ha detto l’avvocato Piermaria Piacentini, presidente del Tar della Lombardia. «La legge non c’è – ribatte ancora il governatore lombardo – . Quale legge ha applicato il Tar? Quale legge dovrebbe applicare la Regione Lombardia se la legge non c’è? Sarebbe bene che qualcuno provvedesse a ribadire che l’ordinamento costituzionale italiano è in pieno vigore ricordando a tutte le magistrature, a partire da quella amministrativa, che il compito non è quello di innovare facendo leggi, neppure in presenza di un ipotetico vuoto legislativo». E proprio sul ' vuoto legislativo' di cui si parla in questi giorni, Formigoni ha inoltre invitato a tenere presente che « è il Parlamento che decide quali leggi fare e quando farle; ci sono innumerevoli materie non regolate da leggi ed è giusto che sia così » . Non solo, il caso Eluana non è da valutare nella sua esclusività, ma riguarda anche altre persone che sono in condizioni simili e che l’altro ieri l’assessore alla Famiglia Giulio Boscagli ha ricordato essere 480 nella sola Lombardia. « Va sempre rammentato – ha detto ancora il presidente della Lombardia – che stiamo discutendo di un tema di fondamentale importanza, che riguarda la nostra identità e cioè se sia lecito o meno dare la morte ad una persona, che pure in stato di incoscienza non smette di essere una persona.