La casa di cura "Città di Udine" non accoglierà Eluana Englaro per l'attuazione della sentenza che autorizza la sospensione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale. Lo ha reso noto la stessa struttura sanitaria.
Determinante l'atto di Sacconi. «Siamo costretti a ritirare la disponibilità ad ospitare la signora Eluana Englaro e l'équipe di volontari esterni per l'attuazione del decreto emesso dalla Corte d'Appello di Milano il 9 luglio 2008 e ratificato dalla Corte di Cassazione a sezioni riunite lo scorso novembre - ha reso noto la clinica 'Città di Udinè - per il "groviglio" di norme amministrative e la possibile sovrapposizione di competenze esistenti tra Stato e Regioni». «Gli approfondimenti condotti - è detto in un comunicato diffuso nel primo pomeriggio dalla clinica privata - portano a ritenere probabile che, nel caso si desse attuazione all'ospitalità della signora Englaro per il protocollo previsto, il Ministro potrebbe assumere provvedimenti che - per quanto di validità temporanea proprio in virtù delle specifiche pertinenze delle Istituzioni - metterebbero a repentaglio l'operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone, oltre che di quelli delle società controllate, ed i servizi complessivamente erogati alla comunità».
Il padre e i legali ringraziano la clinica. «Rispettiamo la decisione contraria assunta dalla Casa di Cura Città di Udine dopo l'atto di indirizzo del ministro Sacconi e non abbiamo altro da aggiungere». Lo hanno dichiarato Beppino Englaro e l'avvocato Franca Alessio, la curatrice speciale di Eluana. I due hanno quindi ringraziato la Casa di cura Città di Udine: «Ringraziamo la direzione generale e la direzione sanitaria della casa di cura Città di Udine - hanno affermato - per la grande umanità, disponibilità e generosità dimostrata fino al 16 dicembre 2008». Cioè fino alla data in cui il ministro Sacconi ha emanato la sua direttiva, che ha bloccato l'esecuzione della sentenza.